
I soccorritori impegnati in un tentativo di salvataggio al Moregallo una parete che si inabissa verticalmente
Galleggiava in acqua, esanime. Vicino, il pallone di segnalazione che è riuscito a lanciare prima di cominciare la manovra di emersione rapida. Il compagno di immersione lo ha trascinato di peso a riva, ma era già in arresto cardiaco. Un sub, Adriano Colombo di 63 anni di Albiate, ieri è morto nelle acque del ramo lecchese del lago di Como al Moregallo, sponda orientale di Mandello del Lario.
Probabilmente ha accusato un malore o un problema tecnico mentre si trovava in profondità ed ha pallonato, cioè ha effettuato una risalita d’emergenza incontrollata, senza effettuare le soste di decompressione. "Ha la schiuma alla bocca, non respira, non sento il suo battito", la chiamata, disperata, dell’amico, agli operatori del 112. L’allarme è scattato poco dopo le 13. Al Moregallo sono subito arrivati in forze i soccorritori: i sanitari dell’automedica di Areu, i vigili del fuoco di Valmadrera, i Volontari del soccorso di Calolziocorte e del Soccorso bellanese, i soccorritori dell’eliambulanza di Como, con medico e infermiere di equipaggio a bordo.
Adriano Colombo era in arresto cardiaco, praticamente già morto. I soccorritori lo hanno rianimato e hanno provato a stabilizzarlo, poi via di corsa in ambulanza a sirene spiegate e lampeggianti accesi per trasferirlo il più in fretta in ospedale, al Manzoni di Lecco, dove i medici di turno hanno proseguito le manovre salvavita. Il sub però non si è mai più ripreso. "È giunto in Pronto soccorso in arresto cardiaco, poco dopo il suo ricovero ne è stato dichiarato il decesso", la comunicazione giunta dall’ospedale qualche ora dopo. Il Moregallo è una sorta di mecca per i subacquei: il fondale si tuffa subito a picco a centinaia di metri di profondità e l’abisso è caratterizzato da carcasse di auto e rottami da raggiungere e esplorare. Lì si immergono sommozzatori esperti, come principianti in addestramento, d’estate e d’inverno, perché in profondità la temperatura rimane sempre la stessa e la visibilità pure.
Numerosi purtroppo anche gli incidenti, che hanno trasformato il Moregallo in un cimitero sommerso. Tante le vittime, sei nel giro di una trentina di metri e in un fazzoletto di lago di poche centinaia di metri quadrati: solo l’anno scorso Fabio Mancini, 62enne di Cusago ed Elvira Mangini, ex veterinaria di 65 anni di Milano, morti ad una settimana l’uno d’all’altro; prima ancora Claudio Muratori, sub di 58 anni di Cambiago; Marco Bordoni di Cinisello morto il giorno del suo 54esimo compleanno; Fabio Livio, 41enne di Tavernerio Fabio Livio.
Per invitare alla prudenza, la scorsa estate sono stati installati anche alcuni cartelli per ricordare le norme di comportamento e magari contribuire a salvare qualche vita.