Ornago (Monza Brianza), 23 maggio 2018 - Si avvalgono della facoltà di non rispondere gli arrestati per il crac dell’impero immobiliare di Giuseppe Malaspina. Anche il re delle costruzioni, convocato per primo ieri pomeriggio al Tribunale di Monza dal gip Federica Centonze e arrivato in manette, non ha parlato all’interrogatorio di garanzia. Accompagnato dal suo difensore, l’avvocato Luca Ricci, Malaspina ha alzato la voce nell’ufficio del giudice, dove è rimasto per pochi minuti prima di venire riaccompagnato in carcere. Dopo di lui è stata la volta dell’avvocato Gerardo Perillo, ex giudice della sezione fallimentare del Tribunale di Monza, che invece ha chiesto il permesso al gip prima di entrare nella sua stanza insieme all’avvocato Santi Giovanni Alessandrello.
nei porssimi giorni verranno interrogati anche gli altri 7 indagati finiti in carcere, tra cui anche un altro avvocato, Fabiola Sclapari, due commercialisti, un architetto e un geometra. Poi i 12 indagati agli arresti domiciliari, tra cui altri professionisti e la ex moglie di Malaspina, Adriana Foti e infine gli ultimi 9 indagati sottoposti a misure di custodia cautelare più lievi. Trenta persone che devono rispondere a vario titolo di ben 128 capi di imputazione.
Le prime 77 contestazioni riguardano accuse di false fatturazioni relative alla «galassia societaria» dell’imprenditore edile calabrese trapiantato in Brianza accusato di essersi circondato di una ‘corte dei miracoli’ di professionisti per salvaguardare con operazioni illecite il suo patrimonio da 100 milioni di euro: la Guardia di Finanza di Monza (che ha indagato coordinata dai pm della Procura monzese Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo) di società ne ha contate 42, di cui 18 in fallimento. Bancarotte avvenute, secondo l’accusa, attraverso la distrazione di beni e fondi e il dirottamento verso altre società sempre facenti capo a Giuseppe Malaspina, ma intestate a prestanomi. A queste contestazioni sono riservate un’altra quarantina di capi di imputazione. La ex moglie (secondo la Procura una separazione solo fittizia) di Malaspina è poi indagata di riciclaggio di 730 mila euro girati nella società ‘Il Boschetto’ a lei intestata per acquistare nel 2008 il complesso immobiliare del lussuoso maneggio con agriturismo di Ornago (ora tra i beni sequestrati) seppur consapevole che quelle somme fossero state distratte da altre società poi fallite.
Ultimo, ma principale, capo di imputazione, quello di associazione per delinquere, per «essersi dotati di una struttura permanente adeguata a commettere i reati contestati<WC>»<WC1> con un «accordo per l’ideazione e la progettazione dei reati» e la «predisposizione di documentazione per coprire gli illeciti commessi», nonchè «una struttura organizzativa consistita nella costituzione di società destinate allo scopo illecito dell’associazione, ciascuna con una funzione specifica in base alla tipologia dei reati da commettere».