STEFANIA TOTARO
STEFANIA TOTARO
Cronaca

Truffe sull’acquisto d’auto, la Procura: giudizio immediato

La Procura chiede il giudizio immediato per la presunta associazione a delinquere finalizzata alla truffa e all’autoriciclaggio di auto,...

Sarebbero un centinaio le macchine rivendute in tutt’Italia dopo essere state comprate con leasing o finanziamenti non pagati

Sarebbero un centinaio le macchine rivendute in tutt’Italia dopo essere state comprate con leasing o finanziamenti non pagati

La Procura chiede il giudizio immediato per la presunta associazione a delinquere finalizzata alla truffa e all’autoriciclaggio di auto, più di un centinaio, comprate in tutta Italia con finanziamenti o contratti di leasing di cui poi non venivano pagate le rate e venivano rivendute a ignari clienti.

Ma molti degli imputati sarebbero pronti ad uscire dalla scena giudiziaria con riti alternativi, chiedendo il processo abbreviato o di concordare il patteggiamento della pena con il pubblico ministero Salvatore Bellomo. Era gennaio quando la Guardia di Finanza di Monza e Brianza ha eseguito l’ordinanza di custodia cautelare firmata dalla gip Angela Colella nei confronti di 14 persone.

Tra quelli finiti in manette in Brianza padre e figlio, 54 e 32 anni, Pietro e Yuri Mottadelli, quest’ultimo titolare di una concessionaria di auto a Bellusco e il primo con vecchi precedenti penali in materia di veicoli e altri commercianti del settore del Vimercatese, Bartolomeo Arena, Raffaele Iantonio e Luigi Magno, nonché il 34enne Antony Simon Uier di Capriate San Gervasio in provincia di Bergamo.

Sono ritenuti dagli inquirenti gli ideatori della mega truffa alle finanziarie, per un importo che supera l’importo gli 8 milioni di euro, che i finanzieri, con l’ausilio di unità cinofile “cash dog“, hanno provveduto a sottoporre a sequestro preventivo. Tra le parti offese la finanziaria della Hyundai, che ha presentato denuncia dopo essersi resa conto che troppi finanziamenti non venivano onorati, ma anche un gruppo bancario italiano.

Le indagini hanno consentito di capire che la banda si avvaleva di soggetti di etnia sinti reclutati come prestanome a cui intestare un contratto di finanziamento dopo avergli fatto ottenere una falsa documentazione sui redditi ed aprire un regolare conto corrente su cui fare addebitare le rate poi non pagate. In realtà si trattava di nullatenenti che poi non pagavano i debiti contratti con le finanziarie. Ma le auto venivano nel frattempo ritirate e rimesse sul mercato.

All’interrogatorio di garanzia gli arrestati si erano avvalsi della facoltà di non rispondere alle domande della giudice delle indagini preliminari. Ora con la richiesta di giudizio immediato le misure cautelari sono state alleggerite.

S.T.