
Giorgio
Guaiti
Spiaggia affollata, ombrelloni e lettini a distanza regolamentare, bambini in acqua e mamme impegnate a conquistare una invidiabile tintarella. Sembrava impossibile ma il monzese a questo punto è lì, a due passi dal mare. E se si guarda intorno tutto sembra esattamente come una o due estati fa.
Non manca nulla, neppure il giovanotto nero che cerca di attaccare discorso con i vicini di ombrellone per vendere qualcosa del suo campionario: "Voi da dove venite? Io sono di Monza". In vacanza può succedere di incontrare l’inquilino del piano di sopra, il collega disperso nel telelavoro, la cassiera del supermercato. Ma trovarsi di fronte quel ragazzone già incrociato dalle parti dell’Arengario non era proprio nelle previsioni.
Monzesi doc e monzesi arrivati dal cuore dell’Africa si ritrovano sotto lo stesso sole. Perché in spiaggia c’è chi si riposa e chi continua il suo lavoro, seguendo l’onda dei concittadini in trasferta. Come negli anni scorsi. La novità però è nella formazione familiare: ai bambini, alle mamme e ai nonni si sono aggiunti molti papà. Lavoro agile? Ferie forzate? Attività sospesa? Mah. Sta di fatto che i padri sono molto più numerosi che nelle estati pre-covid. E il distanziamento? Fino al primo pomeriggio tutto fila liscio: sole alto, ombrelloni a distanza e relativa ombra lì nei pressi. Il guaio arriva più tardi: l’ombra si allunga, si sposta, si avvicina al territorio altrui e c’è chi la segue con libro e lettino fino trovarsi sotto l’ombrellone del vicino. Soluzioni possibili? Per ora nessuna. E la speranza di tutti è che l’anno prossimo non sarà più necessario cercarla.
In caso contrario però vorremmo evitare idee geniali tipo ombrelloni a rotelle, come i banchi. Il distanziamento mobile in spiaggia non funzionerebbe.