STEFANIA TOTARO
STEFANIA TOTARO
Cronaca

Uccise la cognata sotto casa. Scontro sull’infermità di mente: "Vogliamo un’altra perizia"

L’omicidio di Nova Milanese, Giuseppe Caputo massacrò a coltellate la 63enne Giovanna Chinnici. Parti civili in aula con la relazione che sconfesserebbe l’esperto del pm. Chiesto un nuovo esame.

L’omicidio di Nova Milanese, Giuseppe Caputo massacrò a coltellate la 63enne Giovanna Chinnici. Parti civili in aula con la relazione che sconfesserebbe l’esperto del pm. Chiesto un nuovo esame.

L’omicidio di Nova Milanese, Giuseppe Caputo massacrò a coltellate la 63enne Giovanna Chinnici. Parti civili in aula con la relazione che sconfesserebbe l’esperto del pm. Chiesto un nuovo esame.

"Potrebbe non essere infermo totale di mente secondo il nostro consulente, dovete disporre un’altra perizia psichiatrica". Lo hanno sostenuto davanti alla Corte di Assise di Monza gli avvocati Fabrizio Negrini e Corinne Buzzi, che rappresentano i parenti di Giovanna Chinnici, la 63enne uccisa con 13 coltellate lo scorso ottobre dal cognato Giuseppe Caputo, 62enne, sul pianerottolo della loro abitazione a Nova Milanese. L’uomo, imputato di omicidio volontario e tentato omicidio premeditati, ha prima aggredito la nipote che aveva parcheggiato l’auto sotto casa, brandendo un coltello e ferendola lievemente, e poi ha infierito con i fendenti sulla cognata, mamma della ragazza, uccidendola. Il marito e i due figli di Giovanna, insieme a una delle due sorelle con il cognato, si sono costituiti parti civili.

Giuseppe Caputo si trova nella struttura psichiatrica di Castiglione delle Stiviere perché la consulenza disposta dalla pm Sara Mantovani ha concluso per la totale incapacità di intendere e di volere al momento dell’omicidio, commesso in una fase acuta della sua patologia: paranoia selettiva. Per gli esperti Giuseppe Caputo è un uomo lucido, ma che inizia a ingigantire le circostanze se il discorso cade sui rapporti con i parenti che abitano nella stessa palazzina in via Magellano, le tre sorelle e la mamma quasi centenaria. Una serie di dissapori che avevano portato a piccoli processi e ora all’accusa di atti persecutori per Caputo e la moglie, allontanata dalla casa familiare. Ma i difensori di parte civile hanno a loro volta affidato a un esperto una consulenza sulle condizioni dell’imputato, che ha concluso per la necessità di "maggiori approfondimenti". La Corte di Assise, presieduta dalla giudice Stefania Donadeo, affiancata dal collega Gianluca Polastri, ha deciso di sentire i due consulenti nella prossima udienza di maggio. Si oppone invece ad altri accertamenti il difensore dell’imputato, l’avvocato Francesco Fontana, secondo cui la patologia dell’uomo fa cadere anche l’aggravante della premeditazione. "La mia vita era diventata un inferno e mia moglie, che si è ammalata a causa dell’aria fredda che gelava la nostra casa per l’impianto di condizionamento installato dagli altri, ora è in pericolo", aveva sostenuto Caputo dopo l’arresto.