
di Antonio Caccamo
La vecchia filanda non c’è più da tempo. Al suo posto è spuntato un moderno quartiere residenziale di palazzi e negozi. La fabbrica della Frette è stata abbattuta e ricostruita. Sono rimasti in piedi solo i padiglioni a stecca costruiti alla fine del 1800 dall’imprenditore francese Edmond Frette. Sono la parte nobile della ex tessitura. Gli ultimi testimoni del glorioso periodo dell’industria tessile brianzola. Più di mille metri quadrati di uffici e sale di rappresentanza che il progetto di recupero, un’operazione da 10 milioni, ha destinato a uso pubblico. Il problema è che da un decennio sono vuoti e abbandonati. Il sindaco, Mauro Capitanio, eletto due anni fa, vorrebbe chiudere la pratica al più presto.
"Stiamo valutando nel concreto il recupero della parte storica della ex Frette – dice – Ci sono tavoli di discussione avanzati e la destinazione potrebbe essere sia di indirizzo socio-sanitario sia culturale". L’operazione rinascita non comporta per forza di cose l’acquisizione delle stecche da parte del Comune. Che pure ha il diritto di prelazione oltre che il potere di indicare come riutilizzarle. Resta in corsa, ed è questo il sogno nascosto, il progetto di realizzare un polo museale dedicato alla storia del tessile, tradizione industriale spiccatamente concorezzese tanto che i suoi abitanti furono soprannominati secolo fa “gugiroeu“, cioè gugiari, produttori di aghi e spille. Oggi sono i nastrifici a tenere alto il nome della città brianzola nel mondo. Si sono specializzati in un prodotto molto particolare: il nastro elastico per l’abbigliamento. Sono circa dieci le aziende che danno lavoro a più di 600 persone. Famiglie come i Brambilla, i Valera, i De Bernardi, i Penati, i Mariani e i Terzoli hanno legato il proprio nome a questa tradizione locale. Frette, fornitrice della Real Casa Savoia, arrivò nel 1860, seguita un secondo dopo da BBB Lane. La sede fu ampliata nel 1886 per diventare il terzo stabilimento brianzolo dopo quello di Monza e Sovico. L’azienda divenne nel 1880 fornitore ufficiale della famiglia reale e di 500 dinastie nobiliari europee. Tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 i suoi corredi hanno abbellito la basilica di San Pietro, gli alberghi George V, Ritz di Parigi, Savoy di Londra, Cipriani di Venezia e Mayfair Regent di New York, i leggendari Orient Express e Titanic.
Il museo del tessile, se si farà, potrebbe raccogliere i meravigliosi cataloghi Frette in voga nell’Ottocento per le vendita a domicilio, vere e proprie opere d’arte, oltre a corredi, prove di tessitura e vecchi telai. Recuperare le stecche sarebbe la ciliegina sulla torta ora che Concorezzo è entrato nella rosa dei “Borghi del futuro“, i Comuni italiani sotto i 60mila abitanti individuati per partecipare al progetto “Smarter Italy“ volto a migliorare la vita dei cittadini. Concorezzo è l’unico Comune della Lombardia selezionato per l’iniziativa governativa che sarà attuata dall’Agenzia per l’Italia digitale.