REDAZIONE MONZA BRIANZA

Un progetto pilota. La burocrazia al lavoro per abbassare le rette

Ogni ospite paga 3mila euro al mese, per molte famiglie è un costo insostenibile. Il coordinatore Marco Fumagalli: "Puntiamo a essere accreditati da Regione Lombardia".

Un progetto pilota. La burocrazia al lavoro per abbassare le rette

Ogni ospite paga 3mila euro al mese, per molte famiglie è un costo insostenibile. Il coordinatore Marco Fumagalli: "Puntiamo a essere accreditati da Regione Lombardia".

Prosegue l’adesione alla rete di città “Dementia Friendly Community“: Monza è la prima città capoluogo in Italia a partecipare a questo progetto pilota, ideato e avviato dalla Federazione Alzheimer Italia, la maggiore organizzazione nazionale di volontariato dedicata alla promozione della ricerca medica e scientifica sulla malattia dell’Alzheimer. Il progetto nasce da una sperimentazione già avviata da anni in Gran Bretagna, per l’attuazione di un protocollo basato sulle buone pratiche da adottare all’interno della comunità. L’obiettivo è diffondere la conoscenza della malattia e innescare un processo di cambiamento sociale in grado di ridurre l’emarginazione e il pregiudizio e creare una rete di cittadini consapevoli, capaci di relazionarsi con la persona affetta da demenza e con la sua famiglia e rendere la città - con i suoi spazi, le sue iniziative e le sue relazioni sociali - pienamente fruibile, senza escludere e isolare le persone con questo tipo di patologia. A Monza si stima - in base ai dati dell’Istituto superiore di sanità - la presenza di circa 3mila persone affette da demenza su un totale di 30mila over 65. La città di Monza è la prima in Italia e la seconda in Europa ad ospitare un vero e proprio villaggio realizzato a misura di donne e uomini con Alzheimer.

La città lavora a quattro mani con la cooperativa La Meridiana. "Insieme all’amministrazione comunale – sottolinea Marco Fumagalli, coordinatore del villaggio Alzheimer “Il Paese Ritrovato“ – stiamo tentando di definire un modello standard replicabile per portare la nostra esperienza anche altrove, ma anche per poter ottenere il riconoscimento regionale, l’accreditamento, al fine di rientrare nella rete dei servizi. Abbiamo già avuto contatti con i funzionari regionali e speriamo che si concretizzino a breve". Questo porterebbe anche a un contributo a favore delle famiglie che ad oggi pagano 95,5 euro al giorno, cioè, in ottica mensile circa 3mila euro. L’attività è personalizzata su ciascun utente, anche perché negli ultimi anni è cambiata la fisionomia del malato di Alzheimer. Se l’immaginario collettivo restituisce l’immagine di una persona molto avanti negli anni, tuttavia ultimamente le diagnosi di demenza senile riguardano anche persone attorno ai 50 anni.

"Fortunatamente – continua Fumagalli – proprio il modello flessibile del Paese Ritrovato permette di andare incontro alle esigenze di persone diverse. La persona giovane ha ancora una percezione dello spazio e del tempo e una buona mobilità che viene valorizzata nelle attività di tutti i giorni. Per tutti l’obiettivo è il mantenimento delle potenzialità e dei ricordi residui".

C.B.