BARBARA CALDEROLA
Cosa Fare

Un tuffo nella storia, Oreno aspetta la Sagra della patata

Quattro giorni “medievali” dedicati alla patata che ha reso famosa la frazione. Si comincia all’oratorio con l’apertura degli stand gastronomici e gli hobbisti

Un tuffo nella storia. Oreno aspetta la Sagra

Quattro giorni “medievali“ dedicati alla patata che ha reso famosa la frazione. Si comincia all’oratorio con l’apertura degli stand gastronomici e gli hobbisti

Tuffo nella storia a Oreno, il borgo gioiello si prepara ad accogliere il grande pubblico di “Aspettando la sagra“, la kermesse che va in scena ad anni alterni per riempire il vuoto della festa vera e propria dedicata alla patata. Quattro giorni di divertimento tra mercatini, mostre, arte, cultura, musica con un programma che promette come sempre il tutto esaurito. Si comincia venerdì all’oratorio con una piccola anteprima, venerdì alle 19 l’apertura degli stand gastronomici nel parcheggio di via Carso e al centro don Bosco.

Sabato, prelibatezze e hobbisti riempiranno le vie del centro animate da artisti di strada e concerti. Dalle 10 alle 17 visite guidate al Convento di San Francesco a cura del Fai. Domenica bis, ma il tour sarà al Casino di caccia Borromeo, due veri gioielli che riportano indietro di secoli la macchina del tempo, mentre in Corte rustica dalle 14 alle 18.30 ci sarà la mostra sulla Biancona il tubero più famoso della Brianza a cura della scuola media Saltini. La leccornia sarà al centro dei menu e verrà servita in tutti i modi. Nel lontano 2008 è stata la prima stella a brillare nel cielo del Made in Brianza, il marchio voluto dai produttori della Patata di Oreno, che da allora si attengono a un rigoroso disciplinare.

Un progetto firmato dalla Camera di commercio insieme alla Federazione interprovinciale Coldiretti Milano-Lodi e al Comune. Quello del paesino è stato il primo tubero “doc“ della Lombardia, nato da una tradizione centenaria alla quale il Circolo culturale orenese dedica ogni due anni l’evento al quale partecipa un esercito in arrivo da tutta la Regione. Negli anni Novanta la coltivazione era ai minimi, un piano di riscoperta dell’amministrazione la riportò in auge. Alla varietà originaria nel corso del Novecento se ne sono aggiunte di nuove.