di Alessandro Crisafulli
Un’iniziativa per monitorare effettivamente lo stato di salute dell’aria sul territorio.
Ma anche e soprattutto per sensibilizzare le istituzioni, partendo dal coinvolgimento e l’educazione delle nuove generazioni. Tutto questo è stato il progetto “NO2, No grazie!” che si è svolto in tutta la Lombardia e ha avuto a Desio uno dei propri epicentri in Brianza.
Dove i dati non sono confortanti e in vista dell’arrivo del “mostro” Pedemontana le preoccupazioni degli ambientalisti aumentano.
Un vero e proprio esperimento di “scienza partecipata”, quello condotto nei mesi scorsi, svolto insieme ai “Cittadini per l’aria”. "Abbiamo sistemato 18 provette nei punti della città che ritenevamo importanti da analizzare in zone diverse anche come quantità di traffico e davanti a tutte le scuole primarie - racconta Iaia Piumatti, una delle volontarie che ha partecipato -. L’ultima volta che l’avevano effettuata è stato prima del lockdown. Speriamo di andare a discuterne al più presto con l’Amministrazione comunale.
Nel frattempo stiamo confrontando i dati di tre anni fa a quelli di quest’anno".
Alcuni parametri sembrano migliorati, ma la concentrazione generale di biossido di azoto in città (un inquinante dannoso per la salute umana che deriva principalmente dalle emissioni del traffico e, in particolare, dai veicoli diesel) è alta.
Oltre gli attuali limiti medi tollerati a livello di Unione Europea. Le zone con la concentrazione più alta sono quelle di via Milano e via Diaz, due delle direttrici principali della rete viabilistica locale.
"I dati sono molto al di sopra dei valori di normalità - prosegue Piumatti, che riporta le sensazioni di Legambiente, Abcdesio e Equibici Lissone che hanno portato avanti il progetto sul territorio - e ci preoccupano maggiormente in vista dell’arrivo di Pedemontana che porterà ulteriore traffico veicolare, in particolare proprio quello dei mezzi pesanti che con il diesel aumenteranno il biossido di azoto nell’aria di Desio".
I risultati complessivi a livello regionale, ottenuti grazie al supporto dei ricercatori dei Dipartimenti di Scienze Cliniche e di Comunità e di Chimica dell’università di Milano, mostrano come in Lombardia, rispetto alle passate edizioni, la qualità dell’aria che respiriamo sia sostanzialmente stabile, "ferma su livelli non accettabili - sottolineano i promotori del progetto - soprattutto se si considerano le tecnologie e le politiche che sappiamo potersi mettere in campo.
Dall’ultima campagna di scienza partecipata realizzata a Milano, Roma e Napoli nel febbraio 2020, è cambiato il mondo. Abbiamo sperimentato modalità organizzative e modi differenti di vivere le nostre città che hanno confermato la nostra straordinaria capacità di adattamento e cambiamento.
Da questa esperienza, tantissime città europee hanno colto l’occasione per ripensare e rimodulare in modo strutturale la loro mobilità ponendo le basi per città più sostenibili e a misura di tutti.
Purtroppo, queste considerazioni non sembrano valere per il nostro territorio".
La mappa dei punti di monitoraggio scelti da volontari e associazioni, vicino a casa, a scuola, al lavoro, è stata integrata da quelli selezionati dai ricercatori per la calibrazione con le centraline ARPA e l’elaborazione che, a partire da questi dati puntuali, ha permesso di stimare le concentrazioni medie.