MARCO GALVANI
Cronaca

Vaccino anti-Covid, via alla sperimentazione

Università Bicocca e San Gerardo partiranno a dicembre sui primi 80 volontari sani, che diventeranno 200 nella fase successiva.

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di Marco Galvani

Pronti a testare sull’uomo un vaccino tutto italiano contro il nuovo coronavirus. Ospedale San Gerardo e università Bicocca, insieme allo Spallanzani di Roma e all’Istituto Pascale di Napoli, sono stati scelti per avviare la sperimentazione di Fase 1 su volontari sani del vaccino Covid-eVax prodotto dalla monzese Rottapharm Biotech e dalla romana Takis. Nelle prossime settimane partirà la selezione e quindi l’arruolamento delle prime 80 persone con cui, a partire da dicembre, sarà valutata la tollerabilità del vaccino. "Tra febbraio e marzo del 2021 procederemo con la Fase 2 per vedere l’efficacia su un campione complessivo di circa 200 volontari. E soltanto in un momento successivo potremo proseguire la sperimentazione sui grandi numeri", detta il passo Paolo Bonfanti.

Professore associato di Malattie infettive dell’università Bicocca e direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale San Gerardo, ha combattutto in prima linea contro il Covid insieme a tutti i colleghi dell’Asst di Monza: dall’inizio dell’emergenza sanitaria, tra marzo e maggio, tra Monza e Desio sono stati ricoverati oltre 1.750. E il San Gerardo ha sostenuto uno dei più grandi studi di storia naturale della malattia - Storm - con la raccolta di sieri di oltre 600 pazienti, utili per le ricerche future. Oggi un altro passo verso la scoperta di un vaccino efficace. Ma non con le piattaforme tecnologiche ’tradizionali’: in alcune si inietta la proteina del virus anche se si è visto che la risposta è un po’ debole, altre prevedono l’utilizzo di vettori del virus iniettati direttamente nell’organismo. "Il “nostro“ vaccino, invece, è basato sul Dna del virus: un frammento di Dna viene iniettato nel muscolo e promuove la sintesi di una porzione della proteina Spike del virus, stimolando da parte dell’organismo una forte reazione immunitaria (sia anticorpale sia cellulare) che previene l’infezione", continua Bonfanti. L’efficienza del processo è aumentata dalla tecnica della “elettroporazione“, che favorisce il passaggio del Dna all’interno delle cellule in maniera semplice, rapida e senza effetti collaterali grazie a lievi e brevi stimoli elettrici. Peraltro, in termini di “elettroporazione“ Takis collabora da anni con IGEA, azienda italiana il cui elettroporatore è già disponibile in oltre 200 ospedali in Europa. Senza dimenticare che "questa piattaforma tecnologica assicura la ripetibilità della vaccinazione se la risposta non fosse duratura". E ancora, "rispetto ad altri vaccini – sottolineano Lucio Rovati, presidente e direttore scientifico di Rottapharm Biotech, e Luigi Aurisicchio, ad e direttore scentifico di Takis –, il nostro ha la possibilità di essere facilmente e rapidamente adattabile nel caso in cui il virus dovesse mutare il suo codice genetico nel tempo".

I risultati della somministrazione del vaccino nell’animale da esperimento hanno dimostrato una forte risposta immunitaria che neutralizza il virus, bloccandone la replicazione nelle cellule. Ora è già partita la produzione del primo quantitativo del vaccino per arrivare allo studio clinico sugli 80 volontari sani: "Il Centro di ricerca di Fase 1 della ASST di Monza è uno dei pochissimi centri di sperimentazione sui volontari in Italia (sono 11 in totale) e uno dei 3 centri che si trovano in un ospedale pubblico – sottolinea la direttrice Marina Cazzaniga –. Stiamo partendo con la raccolta di adesione e di screening dei volontari che prenderanno parte alla sperimentazione, per essere pronti a trattare i primi soggetti a inizio dicembre". Difficile, oggi, prevedere quando il vaccino potrà essere messo in commercio: in genere ci vogliono 4-5 anni, ma in questa emergenza i tempi si sono ridotti a 18-24 mesi.