Cinque anime, un cantiere abbandonato e un pezzo della storia d’Italia. Un percorso in 5 vite, un’atto d’amore e di gratitudine verso chi ha dato con la sua esistenza una testimonianza di etica, coerenza e giustizia. È lo spettacolo teatrale “Nel tempo che ci resta - Elegia per Giovanni Falcone e Paolo Borsellino“, che verrà portato in scena domani alle 21 sul palco di Palazzo Terragni, a Lissone. Il testo, scritto, diretto e interpretato da César Brie, che qui vestirà i panni di Tommaso Buscetta, avrà per protagonisti Donato Nubile nel ruolo di Falcone, Marco Bolla in quello di Borsellino, Rossella Guidotti che interpreterà Francesca Morvillo ed Elena D’Agnolo che impersonerà Agnese Piraino Leto Borsellino. "Donato Nubile e Marco Bolla stavano lavorando all’idea di fare uno spettacolo su Falcone e Borsellino e io ho deciso di aiutarli a realizzarlo - racconta César Brie -. Inizialmente dovevo fare la regia, ma poi, quando ho studiato la figura di Buscetta, ho deciso di partecipare anche come attore". Più di due anni di ricerca, per una rappresentazione che fa emergere la tragedia che li ha segnati, ma anche i momenti di gioia e di ironia, accanto alla storia della mafia. "Abbiamo studiato una mole immensa di materiali: quando si parla di due persone esistite puoi inventare le parole ma non i concetti, le cose che racconti devono essere vere - spiega Brie -. Invece di fare un documento ho deciso di fare un monumento, di creare qualcosa su Falcone e Borsellino, e così mi sono rivolto anche alla loro vita personale, perché ritengo che l’intimo sia anche politico, assolutamente necessario per capire: perciò sono apparse le figure delle mogli, così diverse fra loro ma fondamentali nella vita di Falcone e di Borsellino". "Non volevamo solo raccontare quello che è successo, perché è noto, ma pure cosa è accaduto dopo - prosegue -. Così ho immaginato questi 5 spiriti che si trovano in un cantiere abbandonato a Villagrazia di Carini, che era il luogo di villeggiatura di Borsellino, da cui è partito per andare a morire in via D’Amelio. Ho pensato a un cantiere abbandonato perché l’edilizia è dove la mafia faceva gli affari. Ho fatto incontrare questi 5 morti che si chiedono cosa è successo: cosa è accaduto loro e cosa è accaduto dopo la loro morte". "Falcone e Borsellino indagavano anche sui rapporti tra imprenditori del nord e mafia, su Gladio: c’erano tanti livelli in cui erano coinvolte persone non direttamente mafiose - sottolinea Brie -: su tutto questo abbiamo creato un monumento a queste due figure, due persone normali ma con un profondissimo senso dell’etica". "Lo spettacolo è un dramma, ma abbiamo cercato di indagare anche l’umanità, il grandissimo senso dell’umorismo di Falcone e Borsellino".