REDAZIONE MONZA BRIANZA

Una cascata di cemento su via Milazzo: i residenti giocano la carta del ricorso al Tar

Tre edifici “minacciano” il quartiere dove sorgeva la fabbrica di Alessandro Anzani, pioniere della meccanica applicata al volo. A rischio anche la storica Cascina delle Api

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Monza, 12 novembre 2024 – Non c’è solo una questione di consumo di suolo pubblico. Esiste anche il “consumo di cielo”, quando si opta per edifici altissimi, che cambiano il paesaggio”. Dove sorgeva la fabbrica di Alessandro Anzani, pioniere e inventore che con i suoi motori conquistò il mondo e firmò la prima trasvolata della Manica, sorgeranno palazzi. Tre, il più alto di sette piani, gli altri di tre e quattro.

In un quartiere (San Biagio) che nei prossimi anni sarà cementificato come non mai: in piazzale Virgilio sorgerà un centro commerciale; in via Milazzo oltre ai 3 palazzi ne sorgeranno altri 2 a un altro capo della via; in via Medici altri ancora.

L'istanza

Un gruppo di cittadini si sente assediato e ha presentato un ricorso, che verrà discusso domani al Tar della Lombardia. Niente in contrario all’idea di riqualificare l’area - fanno sapere - il guaio è il come. Senza rispettare per nulla la storia del quartiere, tra cui la tutela di un bene storico-identitario, la ex storica fabbrica di Alessandro Anzani.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso si è consumata a luglio, quando finalmente i residenti hanno potuto visionare il progetto edilizio e e hanno scoperto che era ormai immodificabile.

“I ricorrenti di via Milazzo - fanno sapere - rispondono a quanto l’Amministrazione ha comunicato in merito all’evoluzione del progetto della Domus Manara (questo il nome del nuovo complesso edilizio in arrivo, ndr). Teniamo a precisare che nessuno di noi è contrario a una riqualificazione dell’area ma alla modalità con la quale verrebbe attuata, nonostante si tratti della storica fabbrica dell’inventore Alessandro Anzani. La trattativa intrapresa col Sindaco e l’Assessore all’Urbanistica riguardava la traslazione di volumetria sui tre edifici in modo da abbassare l’altezza dell’edificio di 7 piani e di spostare le costruzioni verso il canale e via Manara al fine di non alterare il paesaggio e di non incombere sulla storica Cascina delle Api”.

La delusione è stata cocente. “Inizialmente queste richieste sono state positivamente condivise dall’Amministrazione che si era impegnata ad aprire una trattativa col costruttore”, ma a luglio “ci è stata da loro comunicata la totale indisponibilità del costruttore ad accogliere le nostre richieste. Questa totale chiusura ci ha portato, nostro malgrado, ad intraprendere la strada del ricorso al Tar”.