MONZA – Continua il sogno di Monza di vedere riconosciuti dall’Unesco i propri beni artistici come patrimonio mondiale dell’umanità. E questa volta con basi più solide del passato. L’assessore al turismo, Carlo Abbà, ha già fatto sapere di volerci puntare, e intanto il lavoro di rivalorizzazione di Villa Reale e Parco che si sta compiendo con il Masterplan (55 milioni di euro investiti da Regione per 10 anni, operativi già dal 2023) sta gettando le basi per una futura domanda di riconoscimento che abbia fattibilità e credito, considerando che la Reggia quest’anno dovrebbe ottenere il riconoscimento di museo nazionale. Anche il Club Unesco di Monza, realtà presente dal 1991 in città, caldeggia la possibilità per il capoluogo brianzolo di arrivare all’ambito traguardo, previo un lavoro culturale e politico più attento del passato.
“Nel 2008 la candidatura di Monza da parte dell’amministrazione comunale come sito legato all’epoca longobarda andò male per un errore procedurale – spiega Marilena Carrese, presidente del Club Unesco di Monza –, che in casi come questi non fa sconti. La città non era infatti stata prima inserita nella lista propositiva di tutti i siti longobardi d’Italia, trasmessa al ministero della Cultura e la sua candidatura pertanto decadde. Prima si deve passare dal ministero che accredita tutti i siti italiani da proporre – continua l’esperta – e solo uno di questi può essere riconosciuto ogni anno. In media ci vogliono 5 anni prima che si possa arrivare a effettivo riconoscimento”.
Lei, comunque, è fiduciosa nelle potenzialità di Monza. “Ritengo che la città in una prospettiva futura possa farcela – commenta–, perché i suoi beni sono di effettivo pregio e rarità. Per quanto riguarda la Villa Reale occorre però che continuino i lavori per il suo recupero, come ad esempio quelli sulla Cavallerizza. E anche sulla Monza longobarda non bisogna darsi per vinti”.
“Il punto nodale è la definizione del bene che si vuole proporre – chiarisce –, che dev’essere estremamente chiara e rispondere innanzitutto a un criterio di eccezionalità. Il dossier deve essere ben preparato da un team di esperti e poi inviato al ministero che lo deve inserire nella lista propositiva. A quel punto ci si potrà considerare a cavallo”. La presenza del Club Unesco (uno dei tre della Lombardia insieme a quelli di Como e Brescia) ha fatto sì che Monza abbia un rapporto di collaborazione fitto con il prestigioso organo internazionale di tutela culturale.
“Anche se questo non dà nessun tipo di vantaggio diretto per ottenere il riconoscimento di beni come patrimonio dell’umanità – precisa la presidente Carrese –. Abbiamo però ottenuto, come Club Unesco Monza, il riconoscimento nel 2011 del Duomo di Monza con la Regina Teodolinda come luogo testimone di una cultura di pace, per l’importante funzione che ebbe la regina longobarda come promotrice del dialogo interculturale tra il suo popolo e il cattolicesimo”.
Oggi il Club, rivitalizzato e ristrutturato nel 2008, ha circa una quarantina di soci ed è impegnato soprattutto nell’organizzare convegni culturali in città e di formazione con le scuole. In passato, alcune idee per il riconoscimento dei beni monzesi tra quelli Unesco sono maturate anche in ambito politico. Nel 2009 si pensò di proporre la Villa Reale e il Parco insieme, ma dei problemi ci furono per via della presenza di Autodromo e Golf Club che inficerebbero l’unitarietà artistica e paesaggistica del sito. Qualche anno più tardi, nel novembre 2014, l’allora presidente di Regione Lombardia, Roberto Maroni, ipotizzò una candidatura ai beni Unesco della Cappella di Teodolinda con la Corona Ferrea, al termine dei suoi lavori di restauro nel 2015.