MARCO GALVANI
Cronaca

Monza, ecco il villaggio dei ricordi perduti: "Costruito a misura di Alzheimer"

Mini market, chiesa e piazza: tutto pensato per gli abitanti-pazienti

Villaggio malati di alzheimer a Monza

Villaggio malati di alzheimer a Monza

Monza, 24 febbraio 2018 - Le palazzine con i loro appartamenti disegnano un cerchio in un mezzo a un terreno di 14mila metri quadrati alla periferia di Monza, in via Casanova. Attorno, un percorso fiorito e un grande spazio con orto e frutteto. Mentre al centro del borgo, batte il cuore della vita sociale di chi, entro la fine della primavera, verrà a vivere in questo villaggio unico in Italia.  Lo hanno voluto chiamare Il Paese ritrovato. Come un nuovo quartiere dove abiteranno persone malate di Alzheimer. Una via di mezzo tra la vita di un tempo e la casa di riposo. Perché «esiste un momento in cui non è più sostenibile restare in casa ma si è ancora relativamente autonomi. Ecco che qui diamo la possibilità ai pazienti di ritrovare la ritmicità di una vita normale», racconta Roberto Mauri, direttore della cooperativa La Meridiana. Dopo aver girato mezzo mondo in cerca di idee innovative, «visto che non dobbiamo inventare l’acqua calda, abbiamo deciso di replicare il progetto di Hogeweyk, vicino ad Amsterdam». Una sfida da quasi 9 milioni e mezzo di euro anche se «6,5 sono già stati coperti da donazioni». 

L’8 gennaio di un anno fa i primi scavi e Il Paese ritrovato è pronto (stamattina l’inaugurazione): 8 appartamenti da 430 metri quadrati, per 64 inquilini. Cucina, soggiorno, altri due locali di vita comune, camere singole con bagno privato. Lì abiteranno i pazienti. Potranno uscire nella piazza, andare a messa nella chiesetta, andarsi a prendere un caffè al bar, fare la spesa al market. E ancora scambiare due chiacchiere nel negozietto di sartoria o ferramenta, godersi uno spettacolo al cine-teatro e, perché no, ogni tanto andare anche dal parrucchiere. «Saranno liberi di muoversi proprio come in un paese reale anche se con dei confini chiusi – assicura Mauri –. Ognuno avrà un braccialetto che permette all’operatore di riferimento di sapere sempre dove si trova, e poi ci sarà un sistema di sorveglianza discreto». 

Saranno una sessantina gli infermieri e gli operatori presenti a turno 24 ore su 24. E saranno sempre loro anche a garantire l’apertura dei negozi: mentre il cantiere andava avanti, c’è chi ha preso il diploma da parrucchiera, chi ha imparato a fare caffè e cappuccini, chi a stare dietro al banco del supermercato. Nessun camice bianco. Tutto è pensato per «contenere gli stress e le forme aggressive». Grazie, anche, alla tecnologia: in ogni appartamento c’è una telecamera che con un sofisticato software riconosce la mimica facciale: quando rileva un particolare stato di ansia o tristezza di un paziente, attiva un video sulla tv con le immagini, per esempio, dei nipoti, piuttosto che la musica preferita o addirittura ‘soffia’ all’interno della camera da letto una essenza che ricorda un profumo familiare. E ancora le luci delle stanze e i colori delle pareti e delle facciate. 

«Pensiamo che così si possa colmare un vuoto che ancora c’è in Italia per la cura dei malati di Alzheimer – l’orgoglio di Mauri –. Oggi le persone colpite dalla demenza rappresentano il 2% della popolazione e passano dal domicilio alle case di riposo, dove le giornate si ripetono tra una stanza, un corridoio e un salone». Tanto che sono già 70 i pazienti in lista d’attesa per i 64 posti del Paese ritrovato. I primi ospiti potranno entrare «a fine primavera, appena arriveranno tutte le autorizzazioni». Ora di allora dovrà essere quantificata anche la retta. Un paziente Alzheimer paga 80-90 euro al giorno per un posto in una residenza anziani, nel Paese ritrovato il costo lievita a circa 120 euro: «Il nostro obiettivo è far coprire la differenza dalla retta normale all’Ats, l’ex Asl».