"Mi ha preso per i capelli in cortile e mi ha rotto in faccia una tazzina del caffè, trascinandomi a terra insieme a lei. Cadendo ho visto nel finestrino di un’auto che avevo la faccia aperta in due". Uno sfregio permanente che ancora adesso, a distanza di due anni dai fatti, avrebbe fatto perdere la sensibilità alla parte destra di viso e denti a una 48enne di origini romene, L.D., che abita nelle case Aler di Brugherio. Come la donna, C.S., coetanea italiana sua vicina di casa, che l’ha aggredita il 4 ottobre del 2022 mentre si trovava agli arresti domiciliari in un’abitazione sul suo stesso pianerottolo. Ora C.S., detenuta in carcere, deve rispondere dei reati di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, atti persecutori e anche evasione dai domiciliari, in un processo al Tribunale di Monza dove la vittima si è costituita parte civile insieme alla figlia adolescente con cui vive e con cui avrebbe patito i presunti soprusi dell’imputata, presente in aula col suo avvocato. "All’inizio i rapporti di vicinato erano buoni, poi una notte è venuta alle 2 a bussare alla porta perché voleva un caffè e una sigaretta e le ho detto di non permettersi di farlo mai più - ha raccontato L.D. davanti ai giudici - Da allora ha iniziato a insultarmi e minacciarmi dicendomi torna in Romania, ti butto l’acido in faccia, in cantina ho una pistola ti ammazzo quando voglio, ti faccio violentare tua figlia. Una vicina l’ha vista fuori dalla porta di casa con un coltello in mano". La situazione era già precipitata a Capodanno 2019 quando il cane dell’imputata, terrorizzato dai fuochi di artificio, era entrato nella casa della vittima e per riaverlo la padrona le avrebbe messo le mani addosso. Erano intervenuti i carabinieri ed erano iniziate a partire le denunce. "Io e mia figlia abbiamo dovuto cambiare stile di vita, ho paura soprattutto per lei - ha aggiunto L.D. - Abbiamo messo le telecamere per paura che ci entrasse in casa, usciamo sempre insieme, anche per buttare la spazzatura e stiamo a casa il meno possibile, solo per dormire". Fino allo sfregio di due anni fa. "Per sei mesi ho mangiato solo con la cannuccia, non dormivo, avevo attacchi di panico, sono dovuta andare dalla psicologa. Ho perso il lavoro di badante perché sono stata troppo tempo in malattia ma non mi veniva pagata e non tornerò mai più come prima". La figlia verrà sentita nella prossima udienza a dicembre. Interrogate invece due vicine di casa delle donne, che hanno tentato di minimizzare i cattivi rapporti di vicinato, ma è emerso che nel palazzo avevano firmato una lettera a Aler per allontanare l’imputata.