"Lì c’era un allenatore che chiedeva moltissimo, un ex di serie A – racconta un ragazzo che adesso ha una ventina d’anni e, da minorenne, giocava a basket –. Urlava, bestemmiava e più eri in difficoltà più infieriva, non andava sugli aspetti fisici ma a livello psicologico, “non riesci a correre perché sei una femminuccia“". "I ragazzini più grandi mi lasciavano i lividi dietro al collo, sulla schiena – fa eco un ragazzo che, da piccolo, voleva solo giocare a calcio –. Non era una bella situazione la mia, l’allenatore lo sapeva ma lui diceva che erano tutti bravi ragazzi". Marta, invece, praticava ginnastica artistica: "Sono andata da una psicoterapeuta e una delle cose emerse è la mia ipersensibilità nei confronti delle ingiustizie e l’origine potrebbe essere anche questa", legata a quanto ha vissuto nel mondo dello sport. Testimonianze raccolte dall’associazione ChangeTheGame nell’indagine “La violenza nella pratica sportiva“ condotta da Nielsen: 4 minori su 10 che praticano sport sono vittime di violenza.
Le quattro forme principali di violenza identificate - attraverso il campione di 1.400 giovani dai 18 ai 30 anni che hanno praticato sport da minorenni - sono quelle psicologica (30%), fisica (19%), negligenza (15%) e sessuale (14%) con contatto o senza contatto fisico. Le esperienze di violenza e abusi spesso iniziano prima dei 14 anni, soprattutto per la violenza psicologica, fisica e la negligenza. La violenza sessuale inizia spesso prima dei 16 anni. La durata varia, ma la maggior parte dei partecipanti ha sperimentato comportamenti protratti nel tempo anziché eventi isolati. Tra gli autori delle violenze ci sono i compagni di squadra, sia quelli appena conosciuti (23%) che quelli già conosciuti (33%). La percentuale di casi riportati in cui gli allenatori e le allenatrici sono coinvolti è del 31%, ma in particolare nelle donne il coinvolgimento raggiunge il 35% rispetto al 27% indicato dagli uomini.
Alessandro Crisafulli