DARIO CRIPPA
Cultura e Spettacoli

Il talento dimenticato di Gemma Bellincioni, soprano anticonformista che incantò il Mondo

Nata e cresciuta a Monza, divenne una star della musica lirica. Femminista ante litteram, chiedeva cachet al livello degli uomini. E visse una lunga storia d’amore con un tenore sposato con figli

Il talento dimenticato. Gemma Bellincioni soprano anticonformista che incantò il Mondo

Gemma Bellincioni

Monza – "Quando debuttai al Teatro Nuovo di Napoli, avevo sedici anni e tre mesi… bella età!... Io, con un toupet da sbalordire, salvai la situazione". Inizia così, quasi per caso, sbarazzina, anticonformista, la straordinaria carriera – da Monza ai migliori teatri del mondo – di Gemma Bellincioni, soprano fra i più noti a cavallo fra Otto e Novecento.

Il 18 agosto ricorreva il 160esimo anniversario della sua nascita, a due passi dal Duomo di Monza. Matilda Cesira Bellincioni. Figlia di cantanti lirici, sulle scene all’età di sei anni. Una bambina prodigio, prima che la famiglia saggiamente decidesse di tenerla a freno assicurandole solidi studi in Collegio a Monza. Gemma, come era soprannominata, mordeva il freno, però. Presa sin da bambina dalla smania di calcare le scene e di esibirsi, "il giorno erano le lezioni con la mamma, e quando mi trovavo sola, tutta una visione di arte occupava le mie ore… i miei giochi prediletti erano le rappresentazioni: recitavo anche sola, quando non trovavo compagne. L’arte era il mio culto" racconta nella sua autobiografia (“Io e il palcoscenico (Trenta e un anno di vita artistica)”, Milano – 1920).

Le compagne, estenuate dalla sua inesauribile verve, l’avevano soprannominata “la pazza”. A 16 anni, il debutto a Napoli. "Non fu cosa facile persuadere la mamma, che gridando e strepitando si opponeva al mio debutto prima che i miei studi fossero compiuti… Ma il babbo si lasciava intenerire facilmente, e io fremevo di far la prima donna!... Mi sentivo capace di demolire le Piramidi… figuriamoci se un pubblico poteva farmi impressione!".

E il pubblico andò in visibilio. "Fu un successone!... Una prima donna di sedici anni non si vede tutti i giorni". Da quel giorno la strada di Gemma Bellincioni era tracciata. Scritture sempre più importanti. Nell’autunno del 1881 per Giuseppe Verdi fa “Un ballo in maschera” a Verona. Una tournée fra Spagna e Portogallo. Oltre che per la sua voce, Gemma si fa apprezzare anche per capacità di attrice e presenza scenica: "dotata di gambe che fecero epoca" - scrivono i critici più occhiuti - , l’artista monzese dimostra temperamento e faccia tosta da vendere. Mano a mano che la sua fama cresce, pretende di essere trattata, anche dal punto di vista economico, alla pari degli uomini: una femminista ante litteram. Durante una tournée in America Latina, incontra il tenore Roberto Stagno (1840-1897). Gemma ha 21 anni. Lui, più del doppio.

Scocca l’amore, ma non sarà facile. Anche perché l’uomo aveva moglie e sei figli a Palermo. La coppia si stabilisce comunque a Livorno, acquista una magione che chiamano Villa Bianca in onore della figlia, nata il 23 gennaio 1888 a Budapest, durante una trasferta. Gemma amerà per tutta la vita il compagno. Un amore travolgente, come scrive la Bellincioni, "undici meravigliosi anni di vita artistica e sentimentale in comune". Le feste a Villa Bianca sono memorabili, ospiti illustri. Donna generosa, Gemma non dimentica le origini umili e organizza anche feste per i contadini del contado, con lotteria e generosi premi in denaro per le ragazze che vogliono sposarsi.

Gemma e Roberto invece non si sposeranno mai. Intanto era arrivata la definitiva consacrazione sulle scene: nel 1886 alla Scala di Milano viene allestita la Traviata di Verdi e il pubblico si innamora della “sua” Violetta. Un’interpretazione innovativa, "Verdi ne resta turbato e diventa subito un estimatore delle qualità di attrice: era una donna spregiudicata, una forza della natura" spiega Umbesto Pessina, docente e studioso monzese, diplomato in contrabbasso al Conservatorio. Nella Cavalleria Rusticana di Mascagni Gemma “crea” per prima il ruolo di Santuzza. Massenet piange commosso quando la sente cantare. Con Giacomo Puccini il rapporto è speciale: del resto proprio quest’ultimo a Monza aveva vissuto i suoi anni più duri, rintanato con la sua amante in un minuscolo appartamentino in corso Milano, a patire freddo e miseria. E ad aiutarlo, spesso era stata proprio la famiglia di Gemma, trovandogli serate in cui suonare nelle ville dei ricchi brianzoli. Si frequenteranno anche negli anni del successo di entrambi. Amica della rivoluzionaria Anna Kuliscioff, Gemma dimostra il suo spirito anticonformista sempre, anche a Madrid, dove si trova a mettere in scena un Barbiere di Siviglia tutto al femminile. In cui lei e una collega interpretano tutti i personaggi, uomini compresi! Poi, nel 1897, muore Roberto Stagno a 57 anni.

Si avvicina il momento di ritirarsi dalle scene. Gemma decide di chiudere alla grande, con un ruolo nuovo e difficile, fuori dagli schemi: Salomè, di Richard Strauss. Che viene a dirigere la prima italiana a Torino, chiamato dalla stessa Bellincioni. Momento culminante dell’opera è la Danza dei Sette Veli, con la quale Salomè seduce Erode. Dovrebbe interpretarla una ballerina, ma la Bellincioni pretende di essere lei stessa a danzare, e insieme cantare. Due giorni prima di andare in scena, appare però stremata. Serve qualcuno per sostituirla nella prova generale, ma non osa nessuno. "Canterò io per la signora Bellincioni", risponde una voce a sorpresa dagli spalti: è lo stesso Strauss. Poi la Bellincioni viene convinta a bersi quasi una bottiglia di Porto e a riposare. Dorme filata per 24 ore e va in scena. La première ha un successo strepitoso. La Bellincioni porterà in giro l’opera per 110 repliche. È il suo addio. Dopo l’abbandono delle scene nel 1911, Gemma Bellincioni insegnerà a lungo e fonda una casa cinematografica. Il 23 aprile 1950, muore a 85 anni vicino a Roccabelvedere (Napoli). A Vidor, a una trentina di chilometri da Treviso, esiste una Scuola Superiore di Canto dedicata a lei. A Roma esiste una via porta il suo nome. A Monza nulla. Sarebbe il caso di provvedere.