Monza, 22 marzo 2023 - I suoi progetti e le collaborazioni in giro per il mondo. Il Kernel festival e l’arte della luce spinta anche oltre l’immaginazione. E un patrimonio di nuove idee che stanno prendendo forma, colore e suono nello studio dell’associazione AreaOdeon.
Marcello Arosio, architetto e artista multimediale lissonese cresciuto professionalmente tra New York e Barcellona, spinge per "un’architettura di ricerca, di sperimentazione". Non costruisce palazzi. Studia la città, l’urbanismo, la società come si muove nella città, come evolve la città in funzione della gente e come la gente la attraversa e la vive. Perché "la luce è universale, fondamentale tanto per un bambino quanto per un anziano. E ogni giorno determina lo stato d’animo di ciascuno di noi. Quando poi con la sua intensità, la sua cromia e la sua dinamica viene progettata per trasformare uno spazio o un momento, allora crea emozione". La luce che non è più soltanto strumento per la visione, ma diventa essa stessa oggetto di visione. L’opportunità di guardare e vivere un luogo con uno sguardo diverso.
Questo è il futuro e per questo Marcello Arosio è stato chiamato dal ministero degli Esteri, in occasione dell’Italian Design Day, all’Auditorium del Disseny Hub Barcelona a parlare di ‘Luce ed energia: habitat e città’. A raccontare "la qualità che illumina". Per cercare di fare luce su come garantire che il design risponda alle esigenze di sviluppo tecnologico delle nostre società e di illuminazione delle nostre case, spazi pubblici e città in modo sostenibile, senza rinunciare all’arte e alla bellezza. E così, grazie alla creatività e alla tecnologia, luce e immagini diventano un “cappotto” che avvolge un palazzo, una chiesa, un capannone abbandonato, una semplice parete, un albero, che con la sua fluidità trasforma la realtà in una spettacolare illusione.
"La luce va guardata come un materiale, come uno strumento di percezione e interpretazione degli spazi, chiusi o aperti che siano – spiega Arosio –. Spesso si pensa che più luce c’è, più sicurezza si infonde. Non sempre è così. Non serve sparare la luce in faccia che appiattisce tutto e diventa uno spreco di energia. È una questione di cultura e di arte. Valorizzare i punti giusti unendo l’arte e la tecnologia giocando con le geometrie e le architetture permette di trasformare un luogo degradato o restituire valore a un luogo comune". Questo è, in fondo, il Kernel. Che Monza ha “scoperto” un paio d’anni fa con uno spettacolo che ha richiamato migliaia di persone e intasato i social di foto e video. Uno show non convenzionale che AreaOdeon ha sperimentato sulla facciata del Duomo. E la basilica è diventata il foglio bianco su cui quattro artisti hanno raccontato la loro personale interpretazione di quella parete con spettacoli di audiovisual 3D mapping capaci, risaltando gli elementi architettonici dell’edificio, di animarne la superficie. Poi l’anno scorso le installazioni luminose e videomapping dalla Villa Reale ai Boschetti fino al ‘cubo’ di piazza Roma.
Ora, nell’attesa di scoprire quale altro “gioco sapiente, rigoroso e magnifico dei volumi” si nasconde sotto la luce di Monza nella nuova edizione del Kernel, l’associazione AreaOdeon si prepara ad affrontare il Water Light Festival a maggio a Bressanone con un progetto che coinvolge anche due classi quinte della elementare De Amicis. E mentre prosegue la collaborazione con il liceo artistico Nanni Valentini per insegnare ai ragazzi la cultura della luce e la sua importanza nel loro percorso di studio, AreaOdeon ha attivato una collaborazione con l’istituto Hensemberger e l’accademia PBS oltre al progetto ‘Giovani in luce’, nove incontri gratuiti per scoprire la luce come mezzo di espressione artistica e professionale.