CRISTINA BERTOLINI
Cultura e Spettacoli

Marianna De Leyva, la vera Monaca di Monza si racconta fra i quadri dei Musei civici e l’intelligenza artificiale

Monza, un progetto multimediale di valorizzazione di una figura chiave della città. Il dipinto di Giuseppe Molteni recuperato dalla cantina della famiglia Maggi

La parete multimediale e il quadro di Giuseppe Molteni che ritrae la Signora di Monza, appoggiata a un tavolo e con il suo ricciolo ribelle

La parete multimediale e il quadro di Giuseppe Molteni che ritrae la Signora di Monza, appoggiata a un tavolo e con il suo ricciolo ribelle

Monza – “Sono Alessandro Manzoni. Nel mio romanzo “I Promessi sposi“ ho raccontato la storia di Gertrude, al secolo Marianna, figlia primogenita del conte Martino de Leyva de la Cueva-Cabrera e nipote del primo governatore spagnolo di Milano. Fu indotta ancora adolescente a entrare nel convento di Santa Margherita a Monza, con il nome di Suor Virginia”. Così, la viva voce dello scrittore accoglie gli ospiti della Sala grandi opere, al primo piano dei Musei civici, dal suo ritratto a stampa realizzato da Carlo Bianchetti (metà del XIX secolo). A fianco, inquadrando un Qr code, prosegue la stessa Marianna De Leyva: dal ritratto di Giuseppe Molteni narra la vicenda dal suo punto di vista, con le parole tratte dagli atti del processo che la condannò alla segregazione.

È un progetto multimediale di valorizzazione di una figura chiave nella storia cittadina, attraverso opere e documenti del museo, della Biblioteca civica e dell’Archivio storico comunale. La parete multimediale ripercorre le vicende di suor Virginia tra storia e narrazione grazie alle testimonianze ancora esistenti, i luoghi e le tracce della città dove la monaca visse veramente, tra la fine del ‘500 e i primi anni del ‘600. Il tutto, con il supporto tecnico dei partner individuati nella società specializzata Skylab Studios.

A supporto del racconto le opere della collezione museale che ritraggono l’Arengario con la chiesa di San Maurizio, prima che fosse demolita a fine Ottocento, il Duomo e il Castello Visconteo che hanno fatto da sfondo alla vicenda . “Abbiamo tentato di riportare in vita Marianna De Leyva, sfruttando il meglio delle tecnologie – commenta l’art director di Skylab Studios, Leonardo Tosoni – Un mix tra intelligenza artificiale e video animation che grazie all’utilizzo della realtà aumentata, senza scaricare nessuna app, permette al visitatore di scoprire non solo il personaggio, ma ascoltare anche i suoi sentimenti direttamente con il proprio smartphone”.

Il quadro di Giuseppe Molteni che ritrae la Signora di Monza, appoggiata a un tavolo e con il suo ricciolo ribelle, era in una cantina della famiglia monzese Maggi, donato all’associazione Amici dei musei è stato restaurato da Franca Cantù, durante la presidenza di Raffaella Fossati. Oltre alle opere pittoriche, l’installazione valorizza pezzi dei depositi museali: dal Gabinetto delle stampe dei Musei civici provengono le incisioni antiche che raffigurano suor Virginia e vedute della città, oltre al ritratto di Alessandro Manzoni e la “Signora di Monza“ incisa da Mosè Bianchi. “La collaborazione con l’Archivio storico comunale e con la Biblioteca civica – sottolinea l’assessora alle biblioteche Viviana Guidetti – ha permesso di presentare libri e documenti, tra i quali la lettera autografa della Signora e le pratiche edilizie del monastero”.

“La figura della Monaca di Monza – aggiunge l’assessora alla Cultura Arianna Bettin – rappresenta un simbolo identitario per la città. Per questo il Comune sostiene la raccolta firme dei Luoghi del Cuore FAI per la valorizzazione della chiesa di San Maurizio, la chiesa della Signora. Monza deve diventare sempre più riconoscibile come città di Marianna de Leyva e del suo alter ego manzoniano”.