Monza – Anche il chitarrista di Vasco, Stef Burns, glielo suggerirebbe di "fare uno dei suoi concerti al Parco di Monza. Sarebbe sempre bello. Come Modena Park". In fondo li hanno già fatti i grandi live. A cominciare dai Pink Floyd tanti anni fa. L’ultimo è stato il Boss, questa estate, con i suoi 70mila sul pratone della Gerascia.
Lì dove il grande sogno da rockstar di Monza era iniziato. Dal Brianza Rock Festival del 2015 a Manu Chao, poi l’edizione 2016 del Gods of Metal, il doppio concerto di Ligabue e due edizioni degli I-Days con band come Radiohead, Sigur Ros, Green Day o Linkin Park. Dietro le quinte, in regia, Roberto Masi (a sinistra nella foto con Elisa). L’uomo della musica. Testardo e appassionato al punto da partire coi Subsonica anni fa per arrivare a organizzare concerti da grandi numeri. Tra alti e bassi, per carità. Progetti andati sotto i riflettori, altri finiti ancora prima di cominciare. Finché Monza ha deciso di smettere. E spegnere gli amplificatori, parentesi di Bruce Springsteen a parte. Perché per gli organizzatori dei grandi eventi scegliere la Gerascia come “arena“ è troppo complicato.
Paletti e costi più alti che altrove. Per ogni evento occorre chiedere l’autorizzazione per portare i cavi elettrici e i servizi igienici, fare allestimenti e poi smontare tutto. Così i costi vanno alle stelle. "Ma la musica non ha mai inquinato", sottolinea Masi. Lui con Monza ha chiuso da anni. Ma continua a collaborare con Live Nation in tutta Italia. Ovunque. "Lavoriamo in aree archeologiche o comunque protette dalla Soprintendenza senza problemi, mentre Monza, col tempo, si è persa, mentre dovrebbe ripensare a tutto quello che è stato fatto, ma soprattutto a quello si è persa e si sta perdendo".
Il promoter brianzolo suona la sveglia. Perché "ci sono grandi aziende che vorrebbero portare nel Parco di Monza eventi capaci di fare numeri pazzeschi e invece...". Ma secondo Masi la location ideale non sarebbe più la Gerascia. Perché è dentro i confini dell’autodromo. Un altro interlocutore, oltre al Consorzio Villa Reale e Parco, al Comune, alla Soprintendenza e al Parco Valle Lambro, con cui gli organizzatori delle tournée dovrebbero fare i conti. Eppure, prima che il progetto finisse nel cassetto delle buone intenzioni della politica, si è solo parlato di attrezzare gli otto ettari della Gerascia ad area concerti. Lo aveva suggerito la Regione, lo aveva chiesto anche il Parco Valle Lambro e l’aveva sperato anche l’ex sindaco di Monza. Ma gli interventi non sono mai andati in porto. E gli organizzatori dei grandi eventi hanno preferito altre aree attrezzate della zona milanese per i maxiconcerti estivi. Ma "qui non ci sono nomi che non possono essere portati a Monza".
Il legame di Masi con Live Nation potrebbe suggerire che il “portafoglio“ dei big sarebbe candidato. "Ma pensiamo all’ex ippodromo – la provocazione –. Ha ospitato il Papa con centinaia di migliaia di fedeli e tutte le accortezze per preservare il prato e l’ambiente. Perché non possiamo portare lì i concerti? È assurdo che una città come Roma, che è un museo a cielo aperto, riesca a dare i permessi in pochi giorni per il Circo Massimo e Monza non capisca che potrebbe fare lo stesso". E un concerto "non è soltanto una questione di biglietti che vendiamo – chiarisce Masi –. Il valore di un concerto di grandi dimensioni è il coinvolgimento del territorio, con eventi paralleli legati alle giovani band e un indotto per le attività di accoglienza". Ecco perché rivolge il suo appello all’attuale sindaco Paolo Pilotto. Che poi è anche il presidente del Consorzio della Villa Reale: "Il Parco può permettersi qualsiasi artista, basta sapersi organizzare bene. Già anche per il 2024, ci sarebbe ancora qualche possibilità. O comunque lavorare in ottica 2025. Se arrivi all’ultimo, i tour dei big della musica internazionale li hai già persi. Compreso il loro indotto creativo ed economico".