Monza, 30 maggio 2020 - Mezza Villa Reale ancora in lockdown, ma "restare chiusi non è affatto una ripicca dopo la richiesta di recesso dalla concessione. Sono due discorsi paralleli ma staccati. Il problema è come riaprire". Attilio Navarra, legale rappresentante della società Nuova Villa Reale Monza (costituita dal raggruppamento di imprese che aveva vinto il concorso internazionale per il recupero e la valorizzazione della Villa e dei giardini reali assicurandosi anche la gestione ventennale del corpo centrale della reggia restaurato nel 2014), mette i puntini sulle polemiche innescate dalle sue ultime decisioni. Innanzitutto la mancata riapertura della "sua" porzione di Villa quando invece gli Appartamenti Reali (in mano al Consorzio Parco) hanno ricominciato ad accogliere visitatori seppur contingentati.
«Sono settimane che chiediamo al Consorzio di incontrarci per pianificare insieme la ripresa delle attività, ma non siamo riusciti ad avere risposta se non “Aprite“ - spiega Navarra -. Ma la salute dei lavoratori e dei visitatori va ben oltre il mero “dobbiamo aprire“. La situazione è davvero complicata e meriterebbe più di un incontro, su certe questioni non ci si può parlare via lettera". Navarra non si nasconde : "Ad oggi non ci sono idee chiare, dobbiamo capire come poter gestire i flussi delle persone tra i piani che abbiamo in gestione noi e quelli del Consorzio, le modalità di accesso. E alla luce della nuova riorganizzazione, valutare i maggiori costi che dovremo affrontare e chi li pagherà". Nel ramo delle costruzioni , il business principale di Navarra, "i maggiori costi per garantire la sicurezza e per i tempi più lunghi di lavorazione ci vengono riconosciuti – puntualizza –. A oggi abbiamo una trentina di cantieri aperti in tutta Italia e con i vari committenti ci siamo confrontati e lo facciamo periodicamente proprio sulle questioni legate alle nuove modalità di lavoro. Con il Consorzio, invece, non ci siamo riusciti".
A parole sembra facile , ma "se riapro devo fare rientrare dalla cassa integrazione le venti persone impiegate in Villa Reale, ma attualmente non siamo in grado di ripartire a regime dopo tre mesi di ricavi zero e costi comunque rimasti anche se al 40%". E quindi «come durante il periodo di lockdown in cui peraltro abbiamo realizzato alcune opere di manutenzione straordinaria, manteniamo i servizi di pulizia e guardiania". Null’altro. O meglio, al piano terra il bistrot e il ristorante hanno riaperto, mentre restano chiuse le porte del primo piano dedicato agli eventi, dei duemila metri quadrati suddivisi in tante piccole stanze al secondo piano e anche dei 2.200 metri di open space del Belvedere dove la mostra su Dalì è in attesa di tornare ad accogliere visitatori.
«E pensare che stava andando molto bene. L’emergenza coronavirus è stata anche per noi un disastro". Ma, "ripeto, il restare chiusi non c’entra nulla con l’atto di recesso dal contratto di concessione", notificato al Consorzio a inizio dicembre con tanto di richiesta "danni", ovvero 8 milioni e 307mila euro tra penali, recupero dell’investimento e copertura dei costi "che si stima da sostenere in conseguenza dello scioglimento anticipato del contratto di concessione".
La pratica avrebbe dovuto concludersi entro aprile, ma l’emergenza sanitaria ha bloccato tutto. Anche se "dopo la nostra richiesta di recesso è stato istituito un tavolo tecnico con Consorzio, Comune e Regione – fa il punto Navarra –. Ci siamo incontrati diverse volte in videoconferenza e ad oggi il lavoro è concluso e stiamo aspettando che ci facciano sapere qualcosa. Siamo ottimisti che a qualche risultato si arrivi e che qualche nostra richiesta venga accolta". Le richieste di Nuova Villa Reale Monza "sono le stesse che stiamo avanzando dal 2016 e che abbiamo formalmente scritto il 31 gennaio del 2017. Abbiamo iniziato con la Giunta Scanagatti che nulla ha fatto né ha voluto fare". Navarra ha chiesto la revisione del piano economico-finanziario della concessione alla luce dei bilanci costantemente in perdita.
Molteplici i motivi dello squilibrio degli investimenti e della gestione a cui fa riferimento l’atto di recesso. Si parla della mancata realizzazione del progetto di riqualificazione delle altre ali della Villa Reale oltre il primo lotto che ha riguardato il corpo centrale, dell’assenza di una strategia da parte del Consorzio per la promozione della reggia a livello non soltanto nazionale ma anche internazionale, della mancata costruzione di un parcheggio e dell’esclusione del concessionario dagli eventi legati a Expo 2015. E ancora, Nuova Villa Reale contesta al Consorzio di aver organizzato attività penalizzanti per quelle invece a lei affidate. Contestazioni che la società ha più volte ribadito al Consorzio, ma "non siamo mai riusciti a ottenere risposte formali". Da parte sua l’ente di gestione costituito nel luglio del 2009, davanti alla richiesta di rivedere il piano economico della concessione ha istituito un tavolo tecnico di verifica che, però, secondo Nuova Villa Reale, si è riunito "in sporadiche occasioni lontane tra loro nel tempo" senza produrre alcun risultato.
Si è quindi innescata una serie di intimazioni e diffide fino a ottobre dello scorso anno quando il Consorzio ha deciso di convocare nuovamente la società. Ancora un nulla di fatto, però: "Anche tale incontro non produceva nessun tangibile effetto in merito a un eventuale accordo. E quindi, davanti alla "nuova e reiterata inerzia del Consorzio", il concessionario ha inviato l’ultimatum al Consorzio pur continuando, però, a proporre e allestire iniziative di valorizzazione della parte di Villa in gestione, a cominciare dalla mostra Royal Dalì, inaugurata il 7 dicembre e in calendario fino a dicembre 2021, e dall’arrivo nelle cucine della reggia della famiglia Cerea, tre stelle Michelin con il ristorante "Da Vittorio" di Brusaporto, in provincia di Bergamo. E il futuro? Dipenderà dalla trattativa in corso: "Ripeto, sono ottimista. Anche perché da dicembre la risposta della Giunta Allevi è stata efficace".