Lissone (Monza e Brianza) – “C’è il ritorno delle grandi case automobilistiche tedesche e non solo”. Dopo un semestre difficile, primi segnali di ripresa in Alfamation. L’azienda di Lissone nata da una costola di Philips si occupa di sistemi di collaudo, display e tutto quello che è intrattenimento sul cruscotto delle macchine. Il ceo Mauro Arigossi non ha dubbi: “Guardiamo avanti”. Fondato nel 1991, il gioiellino dell’automotive a marzo è entrato nel gruppo americano InTest quotato a New York. Così l’impresa brianzola con più di 21 milioni di dollari di fatturato nel 2023 e 19 milioni di ordini adesso fa parte della divisione Electronic Test della casa madre statunitense. “Siamo sempre stati cittadini del mondo: esportiamo il 95% dei prodotti, è così che siamo sopravvissuti alla chiusura di grandi clienti come Marelli - racconta il manager -. Subiamo meno di altri l’impatto dell’incertezza sulla filiera dell’auto perché per noi elettrico, o tradizionale gli affari non cambiano: l’infotainment è dappertutto”.
Un successo nato da un’altra conversione, “dal multimediale in Philips - ricorda Arigossi - ho cominciato da solo. Avevo 32 anni, in ufficio c’ero io con il pennello in mano, a imbiancare”. La cessione in primavera “è stata una scelta obbligata: senza una certa dimensione oggi è impossibile competere sullo scacchiere globale. Abbiamo venduto per dare continuità. Adesso siamo in 130”. Poco cambia nella gestione, “le radici restano brianzole e noi insegniamo la grinta e un po’ di fame a chi arriva da noi e se le è dimenticate. Il nostro Dna è sempre lo stesso. Viviamo con la valigia in mano, percepiamo che in America le cose stanno cambiando e qualche segnale c’è anche in Europa. A giugno dell’anno scorso il mondo si era fermato. I problemi di gestione del passaggio all’elettrico avevano finito per bloccare tutto”. Alla base “c’è il tema sociale: il passaggio deve essere governato per non perdere occupazione, Oltreoceano l’argomento è in cima all’agenda”. In questo scenario “vediamo se il trend appena cominciato andrà consolidandosi. C’è un’impennata delle trattative in corso, le nostre previsioni vanno da adesso a un anno e mezzo: gli americani vogliono sapere oggi cosa succederà a metà 2026”.