CRISTINA BERTOLINI
Economia

Atala, dai primi Giri d’Italia alle bici più moderne: un secolo sui pedali

Un fatturato di 70 milioni l’anno e 110mila pezzi prodotti, i più sofisticati negli stabilimenti del Bresciano e di Lissone. Testa e cuore invece sono nel quartier generale di Monza

Bicicletta Atala

Bicicletta Atala

Monza – Atala, un marchio prestigioso da oltre 100 anni, oggi leader nel mondo delle biciclette elettriche e tradizionali. È stata la scommessa portata avanti da Massimo Panzeri, amministratore delegato di Atala spa dal 2005 e da qualche anno membro del Comitato Assolombarda di Monza e Brianza.

Ieri ha ricevuto la visita del presidente della sede di Assolombarda Monza e Brianza Gianni Caimi: "Imprese come Atala conservano nel passato le loro radici – osserva il presidente – ma hanno nel futuro la loro capacità di progettare e realizzare nuovi prodotti di alta qualità e tecnologicamente avanzati, seguendo le esigenze del mercato". Panzeri ha raccontato una realtà che produce 110mila biciclette all’anno di cui 55mila in Italia, cioè tutte quelle a pedalata assistita e i prodotti prodotti di fascia alta in fibra di carbonio (le altre sono prodotte in Turchia e Tunisia). La sede principale di Monza è dedicata alla logistica del prodotto finito spedito in tutto il mondo. In un contesto di 10.500 metri quadrati lavorano 54 persone.

Atala - Fabbrica di velocipedi venne fondata nel 1907 da Angelo Gatti, ingegnere ex dirigente Bianchi, a Milano. Il nome è una dedica ad Atala Naldi, mamma del fondatore. Nel 1938 è stata acquistata da Cesare Rizzato, un imprenditore padovano che ne aveva fatto il primo marchio in Italia per biciclette e il secondo per ciclomotori. Alla sua morte l’azienda viene acquistata da Banca Anton Veneta. L’azienda fin da subito ha una propria squadra di ciclismo e partecipa alle prime edizioni del Giro d’Italia. Nel 2002 prende la denominazione di Atala SpA e in seguito entra a far parte della multinazionale olandese Accell Group, leader europeo nel mercato della bicicletta e accessori. 

Nel 2005 viene acquistata dall’ingegner Massimo Panzeri, con i suoi soci, che porta la sede a Monza nel 2008, la valorizza, raggiungendo un fatturato di 70 milioni all’anno. Il cuore della produzione è a Trenzano, in provincia di Brescia, dove uno staff di 25 persone produce le biciclette a pedalata assistita di cui l’azienda è leader in Italia e quelle tradizionali da corsa con tecnologia Bosch, dalla progettazione, alla produzione dei singoli pezzi e assemblaggio. Mentre un altro stabilimento è a Lissone. Il 60% della produzione è destinata all’esportazione, soprattutto in Europa, tra Svizzera, Germania, Austria, Danimarca, Finlandia e Polonia.

Tecnologia e innovazione convivono con l’artigianalità. Bici da corsa e mountain bike da competizione da 12 a 24 cambi montano sofisticate apparecchiature hardware e software, così come la bici a pedalata assistita, con cambi wireless, gioielli di tecnologia. La linea di montaggio è robotizzata, ma i dettagli sono fatti a mano, come la registrazione di cambi e freni.  "Per noi – sottolinea Panzeri – è un problema trovare ingegneri per la progettazione hardware e software. Cerchiamo anche tecnici con grande manualità, esperienza meccanica ed elettronica e apertura mentale e disposti a stare in piedi per ore alla catena di montaggio. È un lavoro faticoso".

Per una bici da bambino si spendono un centinaio di euro; una bici per il parco costa sui 300 euro, una bici elettrica avanzata tra mille e duemila euro; quella per fuoristrada dai 1.500 ai tremila e quelle da competizione oltre i 4mila euro.