BARBARA CALDEROLA
Economia

Dietrofront della Bosch, licenziamenti ritirati: in cassa i 340 dipendenti

Alla fonderia Edim di Villasanta i sindacati vincono il braccio di ferro con la proprietà: “La nostra priorità è difendere i livelli di occupazione e le prospettive industriali”

Lavoro

Lavoro

Villasanta (Monza e Brianza) – Cassa integrazione per tutti e 340 i dipendenti. È questo il primo punto della bozza di accordo che fra pochi giorni arriverà sul tavolo del ministero delle Imprese, regista dell’operazione Edim. Così la fonderia brianzola del gruppo Bosch riscrive un futuro che sembrava segnato con i licenziamenti annunciati dai tedeschi in autunno. Una doccia fredda per sindacati e lavoratori che hanno invertito la rotta scioperando. Il Gruppo ha fatto dietrofront accettando che il governo vigilasse sul futuro del sito. “Tutto procede nel solco del percorso che abbiamo tracciato di comune accordo dopo la marcia indietro della multinazionale”, spiegano Fim, Fiom e Uilm. Il prossimo passo saranno le uscite volontarie e incentivate. Un iter opposto a quello pensato all’inizio dal colosso che controlla lo stabilimento di Villasanta, pezzo di pregio dell’automotive in questo lembo di Lombardia: 120 esuberi dichiarati in un primo momento, ridotti a 90 fra l’annuncio e il ripensamento, perché 30 operai nel frattempo se ne erano andati spontaneamente.

“Il cambio di passo è nato dalla lotta dei lavoratori”, sottolinea Pietro Occhiuto, segretario della Fiom provinciale. Il nuovo orizzonte ha fatto scattare la trattativa sugli ammortizzatori sociali e un percorso di formazione e ricollocamento per chi sceglierà di lasciare. Un negoziato che era partito da posizioni molto diverse, l’azienda prima di cambiare idea aveva ribadito le difficoltà del mercato e la necessità di alleggerire il personale per diventare più competitivi sul mercato, ma i sindacati avevano respinto qualsiasi soluzione unilaterale. In cambio avevano aperto a un confronto con l’obiettivo di salvaguardare l’occupazione e le prospettive industriali qui e in Veneto, dove c’è un’altra fonderia.

Sforzi reciproci che hanno appianato le divergenze fino in una dichiarazione finale a doppia firma che ha proiettato la vertenza “in tutta un’altra prospettiva”, sottolineano le sigle. È nato così un altro cammino, primo incontro l’altro ieri in Confindustria, a breve l’appuntamento con il governo. Comincia così la nuova vita di Edim, l’ennesima dopo il passaggio a Bosch nel 2017 e una lunga serie di cambi di mano. Al centro di tutto, la pressofusione, specialità di casa, che in passato ha fatto gola a molti. E le proprietà si sono succedute negli anni, l’insegna è stata sostituita tante volte, Sime, Albertini, Form, ma la missione è rimasta la stessa: realizzare sterzi, servocomandi, pompe dell’olio, pezzi in alluminio per le grandi marche dell’auto. Che annaspano e i fornitori, per quanto esperti, ne pagano il prezzo.