Choc alla Fimer, la vertenza del colosso degli inverter e delle colonnine elettriche in crisi dal 2021 potrebbe finire con un paradosso amaro per i 65 dipendenti superstiti del sito brianzolo: la chiusura dello stabilimento, casa madre del gruppo. I commissari che controllano l’azienda per ordine del tribunale sono stati costretti a chiedere il licenziamento collettivo per 55 di loro, "il sito non è di proprietà del marchio, ma di un’altra società e la gran parte dei macchinari è in leasing – spiegano Stefano Bucchioni della Fiom-Cgil Brianza e Gabriele Fiore della Fim-Cisl –, non potrebbero dunque rientrare nel perimetro del bando che i tecnici stanno mettendo a punto per vendere la società dopo il risanamento". Finora è stato pagato "un affitto esorbitante per le attività rimaste nello stabilimento al confine fra Velasca e Usmate". Oggi il primo incontro al ministero dopo la svolta, ennesimo colpo di scena in una vicenda che si trascina da tre anni. "Dobbiamo mettere a fuoco la situazione e capire se c’è una soluzione", ripetono i sindacalisti pronti "a tutelare l’occupazione con ogni mezzo".
La salvezza sarebbe a portata di mano solo per la fabbrica di Terranuova Bracciolini, nell’Aretino, 240 dipendenti, acquisiti da Abb. Per continuare a lavorare, i vimercatesi dovrebbero trasferirsi in Valdarno. Una soluzione al limite della praticabilità, per età e consolidate abitudini di vita di operai e impiegati. Il personale è in cassa fino a novembre, "abbiamo 75 giorni di trattativa davanti", ancora i metalmeccanici.
Grossi nomi come Greybull-McLaren si erano fatti avanti per comprare il gruppo, ma le trattative alle fine erano sfumate. La partita è ricominciata dall’inizio dopo la dichiarazione dello stato di insolvenza da parte dei giudici del Tribunale di Milano, a ottobre, alla fine di un paio di cambi di Cda, non risolutivi. Poi il timone è passato a Maurizio Ascione Ciccarelli, Eugenio D’Amico e Gerardo Losito nominati dai magistrati. Nel frattempo il personale è calato, dei 180 lavoratori in servizio a Vimercate ne sono rimasti una manciata. "Chi ha potuto, se n’è andato", dicono Fim e Fiom, che non smettono di ricordare "le difficoltà di un’impresa che era leader in un settore emergente". Dai gradi piani di espansione alla caduta. Per questo l’addio di Fimer alla Brianza fa ancora più male.