
La rabbia dei lavoratori di St a Roma dopo l’incontro saltato settimana scorsa
Agrate Brianza, 10 aprile 2025 – Una settimana fa la rabbia per il rinvio, ora, alla vigilia dell’incontro con il governo e l’azienda, i timori. Oggi, Fim, Fiom e Uilm saranno al ministero delle Imprese e del Made in Italy insieme ad Adolfo Urso e Giancarlo Giorgetti per addentrarsi dopo mesi di attesa nel piano industriale di St e soprattutto “per conoscere, finalmente, le ricadute della riorganizzazione, il programma di tagli annunciato a fine 2024 e le conseguenze che avrà sui siti italiani, Agrate in particolare”.
Ed è proprio sullo stabilimento di via Olivetti che i metalmeccanici concentrano l’attenzione: “Quale sarà il futuro dei lavoratori?”. È questa la domanda alla quale i vertici della multinazionale dei semiconduttori dovranno replicare.
A impensierire le sigle, la risposta di Urso al question time, “sul Piano per Catania, il più importante progetto a livello mondiale dall’azienda con una prospettiva di 3.000 nuovi posti: un investimento di 5,1 miliardi di euro”.
Parole che “suscitano preoccupazione - spiega Pietro Occhiuto, segretario della Fiom-Cgil Brianza - non certo per il giusto sostegno allo sviluppo del sito siciliano, quanto per il totale silenzio sulle prospettive di quello brianzolo, dove lavorano più di 5mila persone: un pilastro fondamentale della microelettronica nazionale. Ignorare il suo destino è un segnale allarmante che non poteva certo passare inosservato”.
Per il segretario “è inaccettabile che si parli di miliardi di investimenti e migliaia di nuove assunzioni per uno stabilimento, mentre l’altro non viene neppure menzionato”. Il rischio concreto “è che la crisi del Gruppo sui mercati internazionali venga scaricata in maniera squilibrata su una sola realtà produttiva. Il personale ha diritto a risposte e certezze. Chiediamo al governo e ai massimi vertici aziendali un impegno chiaro a difesa dell’occupazione, del ruolo strategico e del futuro produttivo di Agrate”.
All’incontro il sindacato ribadirà che “nessuno polo può essere sacrificato e che non si accetteranno scelte unilaterali o sbilanciate che mettano a rischio occupazione e competenze strategiche. Il futuro della microelettronica in Italia deve passare per una strategia industriale equa, solidale e inclusiva di tutti i territori”.