CRISTINA BERTOLINI
Economia

Vimercati Hats: i cappelli? Affari di famiglia. Settant’anni con un’idea in testa

L’impresa creata dai fratelli Gabriele e Giulio è una delle ultime attive nel settore in Italia. Dal feltro al copricapo, tutto viene realizzato secondo i canoni artigianali ottocenteschi

Vimercati Hats: l'azienda è nata nel 1953 (Radaelli)

Vimercati Hats: l'azienda è nata nel 1953 (Radaelli)

Monza, 15 novembre 2023 – La Vimercati Hats, l’ultimo cappellificio rimasto a Monza e in Brianza, festeggia i primi 70 anni di attività, con la terza generazione al timone. Azienda artigiana monzese a gestione familiare, dal 1953 trasforma con cura e passione il feltro in preziosi cappelli, usando ancora metodi e macchinari in diretta dalla tradizione ottocentesca monzese. Medaglia d’oro per l’esportazione, da sempre questa azienda presta la massima cura nella realizzazione dei suoi prodotti.

Era l’autunno del 1953 quando i fratelli Gabriele e Giulio Vimercati, già cappellai di professione, decisero di dare vita ad un proprio Cappellificio, completamente a gestione familiare.

Il cappello ha una lunga storia che lo vede trasformarsi attraverso i secoli da prodotto di consumo di massa ad accessorio glamour. Erano affascinati da questo oggetto Gabriele e Giulio, all’epoca in cui Monza era conosciuta come “la città del Cappello“.

Storia di un comparto

Negli anni ‘20 una costellazione di imprese fiorì sul territorio garantendo alla città un consistente indotto e migliaia di posti di lavoro. Durante gli anni ’50 si registrò una lenta diminuzione della produzione, che purtroppo finì per scomparire durante gli anni ‘70.

La crisi però non coinvolse questa azienda. Ai due fondatori sono succeduti i tre figli di Gabriele, Giuseppe, Giorgio e Marco, che iniziarono giovanissimi, imparando le varie tecniche di lavorazione e la passione nel dare forma a preziosi copricapi.

La stessa passione l’hanno tramandata ai nipoti, Roberto, Fabrizio ed Elisa, affascinati da quest’arte senza tempo.

“Da bambino – ricorda Fabrizio – trascorrevo molte ore in cappellificio, osservavo ogni movimento, ogni trasformazione fino alla creazione di un cappello. Ricordo ancora il vapore che avvolgeva il feltro, la cura con cui veniva maneggiato, molte pile di cappelli per tutta l’azienda, distribuite nei vari reparti in base al tipo di lavorazione, le scatole pronte per la spedizione. Ricordo soprattutto una famiglia allargata, ma unita nell’affrontare il futuro. Certo, da bambino non immaginavo che un giorno avrei lavorato proprio lì dove c’erano il papà o gli zii. Senza accorgermi, però, già imparavo i movimenti, le tecniche e ne ero affascinato".

Le sfide della contemporaneità

Oggi l’azienda produce dai 13mila ai 15mila cappelli ogni anno che vende in Italia, in Israele e negli Stati Uniti. Il nome gira veloce via web e capita spesso che clienti americani in vacanza in Italia si rivolgano all’azienda per acquistare cappelli eleganti di vero made in Italy. Sì, perché in Lombardia è l’unica azienda rimasta e in Italia i cappellifici si contano sulle dita di una mano.

La lavorazione avviene ancora come nell’800, con i nove passaggi tradizionali della lavorazione del feltro e numerosi sottopassaggi. Anche i macchinari non sono cambiati. Si utilizzano ancora quelli di un tempo, magari con qualche accorgimento tecnologico, come l’alzata ad aria compressa in invece che a contrappeso.

Lavorare con lentezza

“Occorrono 15 giorni per fare un cappello – racconta Fabrizio, innamorato del suo lavoro – poi il risultato si sente al tatto, per la morbidezza e insieme la resistenza del prodotto pregiato. La fodera è in cupro, più traspirante dell’acetato, e viene prodotta ad Arese. Cerchiamo i semilavorati a chilometro zero o quasi, tranne le basi che vengono dal Portogallo, unico produttore che rispetta la norme europee". È tornata la richiesta della lana di pecora e non di lepre o di castoro (più richiesta dal mercato americano), che mette d’accordo anche animalisti e vegani.

A Monza i cappelli non sono molto richiesti, mentre il mercato milanese è tornato ad apprezzarli, anche fra i giovani. Nel 2017, in occasione della visita di Papa Francesco, Vimercati Hats lavorò il suo copricapo poi sparito in fase di consegna e mai più recapitato.