ALESSANDRO CRISAFULLI
Monza Brianza

Il “Folle di Dio”, Fratel Ettore a 20 anni dalla sua morte: “La beatificazione è vicina alla svolta”

Sorella Teresa ne continua l’opera di aiuto ai più poveri a Casa Betania: “Attendiamo fiduciosi che si compia il passo iniziato con la causa”

Vent’anni fa, in questi giorni, veniva a mancare l’uomo degli ultimi: Fratel Ettore

Vent’anni fa, in questi giorni, veniva a mancare l’uomo degli ultimi: Fratel Ettore

Seveso (Monza e Brianza), 23 agosto 2024 –  Una data importante, per chi ha conosciuto Fratel Ettore. Vent’anni fa, in questi giorni, veniva a mancare l’uomo degli ultimi. “Per chi lo ha conosciuto non servono descrizioni e per noi che sentiamo le sue parole ancora echeggiare tra le mura del suo santuario di Seveso “che è opera di Dio“ come lui stesso amava precisare, sembra innaturale descrivere la sua opera”, sottolineano i volontari che hanno un momento di ricordo, con una messa in suo onore a Casa Betania.

Fratel Ettore è stato definito un “Folle di Dio“, perché con la sua tenacia, spirito di sacrificio e con l’aiuto della preghiera è diventato un’icona dell’assistenza ai poveri, in una Milano, a cavallo tra anni ‘70 e ‘80, in pieno boom economico, ma carente di carità. A soli 24 anni entra a far parte dei Camilliani per i quali segue per vent’anni i ragazzi affetti da distrofia muscolare, tubercolosi e ogni tipo di infermità, all’ospedale San Camillo di Venezia. A 47 anni viene trasferito a Milano, dove per la prima volta, alla clinica San Camillo, entra in contatto con la miseria e chiede di adibire a spazio di cura per i poveri un bagnetto dell’ospedale. Da questo momento la sua vita sarà interamente dedicata ad offrire conforto agli ultimi. Nel tempo acquista credito e gli viene offerto uno spazio da dedicare alla sua “chiamata“. Sotto i binari della stazione Centrale di Milano crea una mensa, un dormitorio ed uno spazio di preghiera. Le attività quotidiane dell’allora Rifugio si svolgono ora in via Assietta 32 a Milano, dove ancora oggi vengono accolte circa 150 persone che si appoggiano al dormitorio. Ma il cuore del progetto resta in Brianza, a Casa Betania di Seveso, dove già ai tempi del Rifugio di via Sammartini, Fratel Ettore aveva intuito che la Madonna volesse una Casa, per lenire le ferite causate a quel tempo dalla diossina.

Qui risiede la comunità residenziale dove Sorella Teresa, affiancata da Laura ed Ester, prosegue il mandato affidatole direttamente da Fratel Ettore dal 2003: “I poveri non basta sfamarli, bisogna dare loro una casa che permetta di affrancarsi non solo dalla povertà, ma dalla miseria, che è ben più profonda e radicata”.

È sorella Teresa, già con Fratel Ettore dal 1994, a raccontare la sua esperienza: “A guardare indietro potremmo dire di essere state risucchiate da un vortice in cui ci siamo giocate il tutto per tutto e nel quale ci siamo spese completamente. E davvero, solo il Signore poteva trascinarci così e allo stesso tempo mantenere salde le nostre mani sulla presa e non farci mollare!”.

L’unico motivo per andare avanti sono le storie delle persone aiutate, che hanno ritrovato un tetto, un sorriso, un perché. Piero ha trovato un letto, delle persone che si prendono cura di lui, è potuto andare in ospedale dove è stato salvato più di una volta : gode della sua ritrovata dignità e ringrazia (come lui stesso dice) per essere stato portato via da una strada brutta e cattiva. E come lui, Maria, Lucio, Aldo, Loretta, Amalia, Patrizia, il Ragioniere, Angelino, Edda, Orietta, Rosa e centinaia, centinaia di altri italiani e stranieri, uomini e donne. E poi più di 150 persone per notte tolte dalla strada che hanno avuto chi le ha ascoltate ad una ad una, gli ha dato da lavarsi, cambiarsi, dormire al sicuro e se malato aiutato a curarsi. “Adesso – dice sorella Teresa – attendiamo fiduciosi che si compia un ulteriore passo, quello iniziato con la causa di beatificazione che si trova ora ad una svolta”.