Monza, 27 agosto 2012 - Nel 2007 ha vinto l'oro a cronometro e il bronzo in linea ai campionati del mondo di Bordeaux, nel 2009 il bronzo nell'inseguimento in pista a quelli di Manchester, poi, sempre nell'inseguimento, l'oro di Pechino, e nel 2012 quello nel cronometro su strada a Baie Comeau in Canada. Una lista che continua con il terzo posto nella coppa del mondo a Roma di pochi mesi fa, e viene coronata dalla partenza per le Paralimpiadi di Londra, per centrare un nuovo titolo. E pensare che la bici non è nemmeno la sua grande passione, o almeno così racconta Paolo Viganò, un lombardo tra gli azzurri che nelle prossime ore mostreranno denti e muscoli alle telecamere di tutto il mondo.
Ma è bene tornare alla genesi di un campione sui generis, che non ha fatto di una passione uno sport, ma ha saputo trasformare una dote che natura gli ha dato in uno strumento per reinventare sé stesso. Come nella storia di molti suoi colleghi, anche nella sua arriva l'incidente automobilistico, che per lui si traduce nella perdita dell'uso del braccio sinistro e blocco articolare al ginocchio sinistro, oltre a ferite e fratture.
Era una sera del 1990 quando tornando a casa dal lavoro un'auto le ha tagliato la strada. I primi allenamenti li ha iniziati nel 2004. cosa è successo nel mezzo?
Nel mezzo, ci sono stati il trasferimento da Monza a Civasco, la famiglia, la mia compagna Laura, ma soprattutto mia figlia Claudia. Sa, è stata lei a farmi conoscere la bici. A quattro anni ha cominciato ad andare senza rotelle, non riuscivo più a starle dietro, così mi sono comprato una mountain bike.
Come si passa da comprarsi una bicicletta a diventare un campione?
Guardando la televisione. Nel 2004 ho seguito le Paralimpiadi di Atene, ho visto Macchi, poi Triboli. Ho pensato fossero persone speciali ed ho voluto provare. All'inizio trovare una società non è stato facile, ma alla fine mi sono iscritto alla Polisportiva Handicap Biellese. Ho iniziato correndo con ruote stradali e scarpe da ginnastica. Dire che ero inesperto è un eufemismo, ma ho studiato a fondo.
Eppure voci di corridoio vogliono che non sia mai riuscito ad appassionarsi davvero a questa disciplina...
I miei colleghi mi dicono di non farlo sapere troppo in giro, ma che male c'è se non amo questo sport? A me piace stare in mezzo alla natura, non correre in pista o sulle strade. Però mi viene bene, dicono che ho un grande motore, anche se ogni tanto si ingrippa.
Si riferisce a qualche episodio in particolare?
Nel 2009 ho attraversato un brutto periodo, con attacchi di ansia e panico. Il mio corpo mi stava dicendo che dovevo prendermi una pausa, allontanarmi per un po' da uno sport che non riuscivo più a capire. Ma sono adesso sono tornato in pista, e farò del mio meglio, se non altro per ringraziare il Gruppo sportivo forestale che continua a darmi fiducia nonostante i miei 43 anni.
Nonostante l'età lei rimane un grande atleta, e ci ha abituato a grandi risultati: sarà oro anche a Londra?
Non so, non vendo la pelle dell'orso prima di averlo preso. Sto facendo di tutto per fare bene, ma tre settimane fa sono caduto sul bagnato e ho saltato l'allenamento per 7 giorni. Diciamo che non è il massimo, in vista di un appuntamento importante come sono le Olimpiadi. Ma indipendentemente da questo ho un grande rammarico: non potrò difendere la medaglia di Pechino, visto che mi hanno cambiato di categoria.
Si avverte nella sua voce una certa vena polemica...
Non punto il dito contro nessuno. Dico solo che mi trovo a gareggiare (Viganò affronterà il cronometro individuale il 5 settembre, mentre il giorno successivo sarà in pista per la gara in linea, ndr.) con ragazzi molto più giovani di me, e con meno handicap. Capisco sia complicato fare una classifica precisa per ogni atleta, ma ci sono casi eclatanti, che chiunque potrà notare. Penso ci sia stato un accanimento nei miei confronti.
Scusi, ma perché dovrebbero infierire si di lei?
La spiegazione che mi sono dato è che ho schiacciato i piedi a qualcuno che non dovevo infastidire. Ora però voglio che siano telespettatori, giornalisti ed esperti a tirare le proprie conclusioni.
di Andrea Ruscitti
© Riproduzione riservata