Luca Mignani
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Il buon pastore e le pecorelle smarrite

Dura la vita del pastore. Gli tocca badare alle pecore, nutrirle e accudirle, distinguerne le razze ed essere anche un po’ veterinario. E mantenere gli alpeggi puliti, conoscere per bene le piante che nutrono le sue bestiole, addestrare i cani. E ancora mungere il latte, fare il formaggio, stagionarlo e via così. Sdoppiarsi, però… Ecco, il buon pastore quello ancora non lo sa fare. Nel comasco, tuttavia, sì. Tanto che proprio un allevatore lariano, quando ha presentato domanda per i contributi previsti dall’Ue, si è sentito rispondere che una richiesta a suo nome era già stata inoltrata e quindi non aveva diritto ad altro denaro. Il pastore era stato “munto” da qualche malintenzionato. Molto più che qualche: ottantotto aziende agricole, per la precisione.

Perchè proprio per la precisione, e anche per l’arrabbiatura, il buon pastore ha presentato denuncia, così sono partite le indagini. Ed è venuto fuori che queste aziende avevano redatto richieste apparentemente perfette, con tanto di indicazione dei pascoli dove i capi di bestiame venivano mandati per la transumanza e il nome degli (inconsapevoli) mandriani. In realtà tutto falso, per un bel gruzzolo da “tosare” via: oltre 4 milioni di euro. Grazie al buon pastore, le pecorelle smarrite sono state ricondotte all’ovile: sequestri e condanne. Avrebbero dovuto sapere che sarebbe finita così. Già oltre duemila anni fa un Signore diceva: “In verità, in verità io vi dico... Chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante”. E finisce come tale.