Secondo i dati dell’Osservatorio smart working del Politecnico di Milano, i lavoratori in smart working erano già triplicati prima del Covid, nel periodo tra 2013 e il 2019: da 150mila a 570mila. Certamente, il lockdown ha fatto da moltiplicatore. Stando a una ricerca di Microsoft, l’emergenza sanitaria ha fatto il lievitare il numero di aziende che ricorrono allo strumento del lavoro in remoto: la quota nazionale è passata in un anno dal 15 al 77%. L'Istat conferma: il 90 % delle grandi imprese italiane e il 73% delle medie imprese hanno adottato lo smartworking durante la pandemia. Il dato scende per le piccole ma è comunque rilevante: 37%. Anche le imprese piccolissime non scherzano: 18%. Dal punto di vista dei lavoratori, quelli a distanza in meno di 2 mesi - da febbraio ad aprile 2020 - sono saliti da 1,2% a 8,8%. Nella pubblica amministrazione la quota di lavoratori a distanza ha superato il 70%.
Ecco le loro opinioni dei lavoratori raccolte dall'osservatorio del Politecnico: per il 73%, le modalità di lavoro e la mole di lavoro sono ottime, per il 76% l'efficacia e l’efficienza sono aumentate, per il 65% lo smart working ha portato innovazione nel modo di lavorare.
Sempre secondo l'osservatorio i lavoratori che continueranno con lo smart working dopo la pandemia saranno 5 milioni e 350mila: 1,7 milioni nelle grandi imprese, 950mila nelle piccole e medie imprese; 1,2 milioni nelle microimprese, 1,4 nella pubblica amministrazione.