pavia, 7 novembre 2024 – Hanno assistito a tutte le udienze, ieri hanno atteso la lettura di una sentenza che non è arrivata. Da una parte Massimo Adriatici, difeso dagli avvocati Gabriele Pipicelli e Luca Gastini. Dietro di loro gli avvocati delle parti civili, Debora Piazza e Marco Romagnoli per i genitori, la sorella e i fratelli di Youns El Boussetaoui, il marocchino trentottenne ucciso in piazza Meardi a Voghera la sera del 20 luglio 2021.
Tra i parenti della vittima, seduti in parte dietro ai loro avvocati e in parte dietro al pubblico ministero Roberto Valli, all’uscita del giudice Valentina Nevoso dalla camera di consiglio sono iniziati gli sguardi interrogativi rivolti ai loro avvocati. Il giudice non stava infatti leggendo il dispositivo di sentenza che attendevano di ascoltare, con la condanna o l’assoluzione dell’imputato. Dall’altra parte Massimo Adriatici che, oltre a essere ex poliziotto ed ex assessore alla Sicurezza del Comune di Voghera è avvocato, e stava quindi certamente comprendendo meglio quello che accadeva.
Al termine della lettura dell’ordinanza, insieme ai suoi avvocati difensori Adriatici è stato attorniato dai molti cronisti presenti per la conclusione del processo, ma ha mantenuto l’atteggiamento all’apparenza freddo adottato per tutto il processo, senza lasciarsi andare ad alcun commento di quel dispositivo che per lui è stato peggio di una sentenza. “Non condividiamo l’ordinanza del giudice”, si è quasi lasciato sfuggire a caldo uno degli avvocati, che hanno poi dribblato i giornalisti ribadendo solo di non voler rilasciare dichiarazioni e uscendo dopo pochi istanti dal Tribunale.
Tra i familiari di Younes e i loro avvocati, al termine della lettura dell’ordinanza del giudice, ci sono stati invece gli abbracci di una contenuta soddisfazione se non proprio di felicità.
Anche se nelle loro conclusioni i legali delle parti civili avevano chiesto la trasmissione degli atti direttamente alla Corte d’Assise, il giudice ha di fatto accolto la tesi da sempre sostenuta da Piazza e Romagnoli, negando la qualificazione del reato in eccesso colposo di legittima difesa, anzi escludendo proprio una difesa legittima e attribuendo invece all’imputato “una volontà omicidiaria quantomeno eventuale”.