MANUELA MARZIANI
Cronaca

Roberto Lala, l’agente dal cuore d’oro: “Ho rintracciato un bimbo che non si trovava più. E mi sono commosso”

Landriano, il piccolo di tre anni era sfuggito alla madre dopo la fine della scuola. Il vigile dopo aver girato a lungo l’ha visto con due donne: “Parlava pochissimo, ho cercato di rassicurarlo e l’ho riportato dalla mamma”

WHATSAPP IMAGE 2024-10-21 AT 14.02.33

L’agente della polizia locale Roberto Lala “Mentre facevo le domande al bambino le due donne si sono allontanate” racconta

Landriano (Pavia) – “Mi aiuti, la prego, non trovo più il mio bambino”. Disperata e in lacrime, una mamma di origini sudamericane giovedì si è avvicinata all’agente di polizia locale che era di servizio davanti alle scuole. Per la donna, che all’uscita dei bambini, mentre stava mettendo le scarpine all’altro figlio di 2 anni, non ha più visto accanto a sé il primogenito, il vigile era l’ultima risorsa. Insieme a insegnanti e collaboratrici scolastiche aveva cercato ovunque quel bambino di 3 anni che chiameremo Josè. Ma Josè a scuola non c’era più. “Quando la mamma mi ha contattato - racconta l’agente Roberto Lala - ho avuto davanti agli occhi la fotografia della piccola Kata, sparita nel nulla ormai da molti mesi dall’ex hotel Astor di Firenze. Ho temuto che anche Josè non si potesse più trovare, perciò ho lasciato l’automobilista che stavo sanzionando e mi sono messo a cercare il piccolo. Pioveva molto forte, mi sembrava strano che un bimbo piccolo e senza ombrello, potesse allontanarsi molto”.

Invece il piccolo aveva camminato parecchio. “Più volte ho percorso diverse strade nella speranza di vedere quel bimbo che la mamma mi aveva descritto minuziosamente - prosegue Roberto Lala -, ma non c’era e la pioggia battente rendeva ancora più difficile il mio compito”. Arrivato in via Milano, dalla parte opposta rispetto alla scuola materna e al nido che i due piccoli frequentano, l’attenzione dell’agente è stata catturata da due donne pure loro forse sudamericane, che tenevano per mano un bambino.

“Quel piccolo corrispondeva alla descrizione fatta dalla mamma - continua Lala -, ho fermato l’auto e chiesto alle donne di avvicinarsi. Lo hanno fatto senza dire una parola. A quel punto, mi sono concentrato sul piccolino, gli ho chiesto come si chiamasse per avere la certezza che fosse il bambino che cercavo. Mentre facevo le domande a Josè, le due donne si sono dileguate”. Forse, avendo consegnato il piccolino a qualcuno che lo avrebbe riportato alla sua mamma, le due donne credevano d’aver esaurito il proprio compito.

“Stavano andando nelle direzione opposta all’abitazione del bambino - sottolinea l’agente -, magari lo stavano riportando a scuola. Il bambino era spaventatissimo, ormai era trascorsa quasi un’ora da quando la mamma era andata a prenderlo e si era fermata a mettere le scarpine al fratellino. Parlava pochissimo, ho cercato di rassicurarlo e l’ho riportato dalla mamma. Quando si sono ritrovati, lo confesso, mi sono commosso. Ero protagonista di un happy end”.