
di Manuela Marziani
"I rincari dell’energia a famiglie e imprese mettono a rischio una filiera agroalimentare che dai campi alla tavola vale 575 miliardi, quasi un quarto del Pil nazionale, e vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio". Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini chiede d’intervenire subito per affrontare l’emergenza.
"Così non possiamo andare avanti – spiega Prandini – Anche perché si concentrano proprio in questi mesi le produzioni agricole tipiche del Made in Italy e della Dieta mediterranea con le loro lavorazioni". La produzione agricola e quella alimentare in Italia assorbono oltre l’11% dei consumi energetici industriali totali per circa 13,3 Mtep all’anno. L’aumento dei costi colpisce duramente l’intera filiera agroalimentare, a partire dalle campagne dove più di un’azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività, ma ben oltre 13 del totale nazionale (34%) si trova comunque costretto in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari. "In agricoltura si registrano infatti aumenti dei costi che – sottolinea Coldiretti – vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio fino al +300% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti". Nel sistema agricolo i consumi diretti di energia includono i combustibili per trattori, serre e i trasporti; mentre tra i consumi indiretti ci sono quelli che derivano da fitosanitari, fertilizzanti e impiego di materiali come la plastica.
"Il comparto alimentare richiede ingenti quantità di energia, soprattutto calore ed energia elettrica, per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti di origine animale e vegetale, funzionamento delle macchine e climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro. Si tratta di una bolletta pesante nonostante nel tempo si sia verificato un contenimento dei consumi energetici grazie alle nuove tecniche e all’impegno degli agricoltori per la maggiore sostenibilità delle produzioni anche con l’adozione di tecnologie 4.0 per ottimizzare l’impiego dei fattori della produzione. L’Italia è un Paese deficitario che importa il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame; con l’esplosione dei costi dell’energia rischiamo di perdere quegli spazi di autonomia e sovranità alimentare che fino a oggi le imprese agricole italiane sono riuscite a difendere".