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Alberto Stasi, primo giorno di semilibertà: il 41enne lo trascorre al lavoro. Cosa può e non può fare

Si trova nel carcere di Bollate dal 2015, ma da oggi il condannato in via definitiva per il delitto di Chiara Poggi non dovrà uscire soltanto per andare in ufficio nel centro di Milano

Alberto Stasi

Alberto Stasi

Milano, 28 aprile 2025 – È trascorso come gli altri il primo giorno di semilibertà effettiva – concessa lo scorso 11 aprile – per Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per l'omicidio della sua fidanzata Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007. 

Da quando si è saputo il 41enne è solamente uscito dal carcere di Bollate per andare in ufficio come fa da quando ha ottenuto il permesso per il lavoro esterno. Ma con questo permesso potrà stare fuori dal carcere anche per attività di reinserimento sociale. Dovrà però tornare la sera a Bollate.

Le prescrizioni standard di quello che può fare e non fare sono state messe nero su bianco in un provvedimento. Per poter svolgere le attività indicate dal giudice di sorveglianza, Stasi dovrà comunque ogni volta fare richiesta e programmarle. Nonostante benefici della semilibertà, infatti, l'ex studente della Bocconi ha trascorso il fine settimana di Pasqua sempre in carcere. 

La semilibertà

Lo scorso 11 aprile, i giudici della Sorveglianza di Milano hanno accolto la richiesta dei legali di Stasi, anche se la Procura Generale aveva dato parere negativo perché il 41enne aveva rilasciato un'intervista alle 'Iene' in permesso premio dal carcere di Bollate e non aveva chiesto un'autorizzazione specifica per il colloquio mandato in onda in tv. Un unico 'neo' rilevato dalla Procura generale di fronte a relazioni "positive" sul comportamento in carcere e sul percorso seguito. 

Cosa cambia

La semilibertà è regolamentata dall'articolo 48 dell'Ordinamento Penitenziario e consiste nella possibilità, data al condannato, di trascorrere parte del giorno fuori dall'istituto di pena, per partecipare ad attività lavorative, istruttive o comunque utili al reinserimento sociale, in base a un programma di trattamento, la cui responsabilità e' affidata al direttore dell'istituto di pena.

Secondo la legge, il regime della semilibertà è destinato ai detenuti in esecuzione di pena, anche minorile, che soddisfino determinati requisiti di condotta e pericolosità sociale. La misura è volta a favorire il graduale reinserimento sociale del detenuto, preparandolo al ritorno in libertà. Il beneficiario può uscire di giorno per lavorare, studiare, partecipare a corsi o svolgere attività socialmente utili; deve però rientrare la sera in istituto.

La semilibertà soddisfa uno dei principi fondamentali della Costituzione italiana, secondo la quale – all'articolo 27 – “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.

La norma, infine, prevede che la semilibertà possa essere revocata in caso di violazione delle prescrizioni o comportamenti che compromettono gli scopi del trattamento.

Gli altri 'sconti’ possibili

Ma potrebbe non essere finita qui, Alberto Stasi è in carcere da dieci anni ma ipoteticamente potrebbe uscire definitivamente tra 4 anni e qualche mese. I suoi legali poi potrebbero fare richiesta di affidamento ai servizi sociali e Stasi potrebbe vivere fuori dal carcere e con la la liberazione anticipata potrebbe finire di scontare la pena al massimo nel 2029.