Pavia, 18 novembre 2024 – La sua professione è far rivivere il passato. È un restauratore che restituisce nuova vita a opere d’arte cancellate dal tempo. In questo caso ha pensato di salvarle dalla crudeltà degli uomini. Alessandro Cini, fondatore di Restauro e Arte (Rea), insieme a Paola Caccia e Maria Colonna ha recuperato le opere di due street artist che la guerra in Ucraina avrebbe rischiato di far perdere. E ora sta cercando di portare avanti il proprio progetto, avere un museo che possa accogliere quei simboli di una rinascita. Teatro di questa storia di resilienza è Borodynka, piccolo centro di 13mila abitanti a 60 chilometri da Kiev dove due anni fa l’esercito russo era arrivato ed era stato respinto dagli ucraini lasciando distruzioni e macerie nel silenzio dei media.
Chi però se n’è accorto è stato l’artista Banksy, che nel novembre 2022 sulle pareti degli edifici bombardati ha realizzato due opere: la Ginnasta e Davide e Golia. Anche il francese C215 nei palazzi semidistrutti ha lasciato la propria firma. Tracce che la ricostruzione, già completata, avrebbe rischiato di cancellare.
Cini, com’è nato il suo progetto?
“Nella primavera 2023 la mia azienda ha partecipato a Varsavia a un forum internazionale sulla ricostruzione in Ucraina ed è venuta fuori l’occasione di lavorare con la comunità di Borodyanka alle opere di Banksy e C215. Siamo dovuti intervenire perché i palazzi dovevano essere ricostruiti grazie ai fondi messi a disposizione in gran parte dagli Usa”.
Ha avuto paura a lavorare in una zona di guerra?
“No e non perché io sia un eroe o un incosciente. Il fronte è a 800 chilometri da Kiev. Prima di partire ho chiesto a una professionista di Irpin come fosse la situazione e lei mi ha risposto: “Al mattino porto i bambini a scuola, poi vado al lavoro”. Ho capito che la vita in Ucraina scorre normalmente e sono partito. Effettivamente a noi sembra strano, ma in Ucraina le discoteche sono aperte, la gente dopo il lavoro va al pub, ci sono concerti. Quando arriva un allarme aereo le persone si rifugiano, ma hanno anche voglia di divertirsi. La guerra è passata da lì due anni fa. Ormai è tutto ricostruito. Anche Kiev, che è splendida, ormai è per l’80 per cento ricostruita”.
Lei ha scritto un libro sull’impresa che avete compiuto in Ucraina.
“Volevo raccontare soprattutto agli stranieri una bella storia. Non a caso l’ho intitolato “Fixing Banksy“, in inglese. Mentre stavamo lavorando al restauro sono venuti a vederci il console spagnolo, giornalisti messicani e una delegazione sudafricana. Vorrei far conoscere a tutti il progetto Art Against Bombs perché ora abbiamo bisogno di sostegno per aprire un museo che possa contenere le opere di C215 e, nella parte esterna, quelle di Banksy. All’esterno perché sono in cemento armato, non potremmo collocarne al chiuso. Abbiamo individuato un’area accanto alla Casa della cultura, ma abbiamo bisogno di fondi per realizzare un museo. Ci serve uno sponsor o una cordata. Per questo è stato lanciato anche un crowdfunding”.
Finora chi ha pagato le spese? “Le ha sostenute tutte la mia azienda, che è piccola e adesso non può più farcela da sola. La Camera di commercio italiana per l’Ucraina di Torino si occuperà della raccolta fondi e gestirà il denaro che arriverà occupandosi direttamente delle spese e certificandole. Noi continueremo a lavorare volontariamente con la comunità locale, che ha una forza encomiabile”.
Le opere di Banksy si intitolano Ginnasta e il Davide e Golia, è un caso?
“No, sono un simbolo, forse come lo è stata Guernica di Picasso nella Guerra civile spagnola. Inoltre tutte le opere di Banksy che si trovano nei musei sono copie. Quei due murales invece sono originali e credo che l’artista le abbia realizzate proprio per accendere i riflettori su una piccola comunità, forte e resiliente. Le autorità di Kiev avrebbero voluto portarsi a casa quei lavori, il sindaco di Borodynka si è opposto. E ha fatto bene. Se il museo entrerà nel circuito culturale di Kiev potrà avere diversi turisti, che avranno bisogno di ristoranti e di alberghi. Quindi si potranno creare posti di lavoro e il piccolo centro rinascerà”. La bellezza salverà il mondo?
“Forse tutto il mondo no, ma una piccola parte sì”.