di Nicoletta Pisanu
Non ci sarà funerale per la vittima dell’omicidio di Gambolò. La salma di Thomas Achille Mastrandrea, 42enne ucciso con due colpi di fucile il 5 giugno 2022 nel paese lomellino dall’85enne Giovanni Vezzoli per cui sua madre lavorava come badante, torna ora ai suoi cari dopo che la Procura di Pavia ha concesso il nulla osta alla famiglia della vittima. Lunedì prossimo dopo un momento di raccoglimento in obitorio da parte delle persone che gli erano vicine, si procederà direttamente con la cremazione.
Le ceneri saranno custodite dalla moglie di Mastrandrea, Giusy Bosco. Mastrandrea viveva a Nicorvo con la moglie, i due si erano spostati appena pochi mesi prima dell’uccisione di lui. Il giorno del delitto il quarantaduenne si era recato a casa di Vezzoli, in via Cascina Nuova Litta, una zona di campagna a Gambolò, e aveva avuto un acceso alterco con l’anziano. La discussione sembra che vertesse sulle condizioni di lavoro della mamma di Mastrandrea, una signora di 59 anni che ricevendo un pagamento in nero si occupava da tempo di Vezzoli e della sua figlia disabile in modo costante. Mastrandrea avrebbe chiesto a Vezzoli di mettere in regola la madre e di farle quindi un contratto lecito, mantenendo le promesse che, da quanto emerge, le avrebbe fatto in merito alla sua posizione retributiva: da qui sarebbe sorto il violento litigio. La dinamica del momento delle fucilate è ancora da chiarire con certezza.
A fine luglio sono partiti gli accertamenti tecnici irripetibili delegati dall’autorità giudiziaria al RIS di Parma, volti a chiarire sembra la distanza da cui sono stati sparati i colpi e la posizione dei coinvolti. Da una prima ricostruzione sembra che sia Vezzoli che la vittima si trovassero nel cortile all’esterno dell’abitazione e che Mastrandrea stesse attendendo la madre, che pare si sia attardata per prendere delle sigarette in una camera, per andarsene insieme. Dal giorno dell’omicidio, Vezzoli si trova in carcere. Considerando la sua età avanzata, l’avvocata Agnese Grippo che lo assiste aveva presentato istanza di dissequestro e restituzione della casa in cui l’85enne abitava, di fatto la scena del crimine, al fine di chiedere poi la misura alternativa dei domiciliari nell’immobile. Tuttavia, la richiesta è stata respinta per la sussistenza delle esigenze probatorie e quindi Vezzoli per il momento rimane in custodia in carcere.
Riguardo alla richiesta della difesa di Vezzoli di dissequestro della casa, Giusy Bosco tramite una nota ufficiale diramata dallo studio legale Studio 3A-Valore che la assiste, ha commentato che "l’assassino di mio marito ha commesso un atto gravissimo e lo ha fatto proprio con l’intenzione di uccidere: deve restare in carcere. Thomas non me lo restituisce nessuno, non posso pensare che chi me l’ha portato via in modo così violento e crudele possa continuare a vivere tranquillamente nella sua casa". Bosco è seguita dal consulente legale Andrea Raimondi e dall’avvocata Laura Bastia. Le indagini al momento non sono ancora concluse.