MANUELA MARZIANI
Cronaca

Pavia, l'allarme: "Azzardo, eroina del terzo millennio"

Il monito contro le dipendenze lanciato al convegno organizzato da ufficio scolastico e Ats

Simone Feder, psicologo  della casa del giovane convegno sulle dipendenze

Simone Feder, psicologo della casa del giovane convegno sulle dipendenze

Pavia, 17 dicembre 2020 - Attenzione alle dipendenze da sostanze, antenne drizzate per notare i comportamenti strani, ma l’azzardo è talmente subdolo da sfuggire anche al genitore più attento. A tal punto che poi può essere persino troppo tardi e portare un ragazzo a non riuscire più a mantenere la posizione eretta a causa della sua abitudine al gioco.

Se ne è parlato ieri nel corso di un convegno intitolato "Dipendenza da azzardo: eroina del terzo millennio" organizzato dall’ufficio scolastico territoriale in collaborazione con Ats. All’appuntamento hanno partecipato oltre 200 studenti, alcuni dei quali hanno realizzato dei progetti rivolti ai loro compagni più piccoli come un gioco di ruolo contro l’azzardo. "Per chi è dipendente dal gioco - ha detto la pediatra Daniela Gambarana - la slot è l’unica capace di dargli emozione. Mio figlio ha avuto una dipendenza di questo tipo. Siamo una famiglia normale: padre, madre, due figli. Da genitori ci preoccupava l’eventuale uso di sostanze, ma non avremmo mai pensato alle slot, nostro figlio non giocava neppure con i giochi elettronici. Invece vedendo gli amici giocare al bar, ha provato e ha vinto così il gioco si è insinuato subdolomente nella nostra vita". Il ragazzo ha perso ogni interesse anche per lo sport e i soldi non bastavano mai. Diverso, invece, il caso raccontato da Gliulia Pezzino, sostituto procuratore della Procura per i minorenni di Milano che ha lanciato un allarme: "Con la didattica a distanza l’età in cui inizia una dipendenza da azzardo si è abbassata. I ragazzi non hanno capacità critica e gli adulti sono incapaci di contrastarli. Ricordo il caso di un giovane che aveva perso interesse per tutto, non andava più a scuola e non riusciva più a stare in piedi tanto era abituato a stare seduto per giocare d’azzardo".

Toccante pure la testimonianza di Mattia, entrato in comunità alla Casa del giovane 4 anni fa dopo aver trascorso la sua adolescenza, dai 15 ai 21 anni attaccato a una slot. "Inizialmente mi giocavo la paghetta settimanale, 20 euro. Poi ho iniziato a rubare in casa. Il gioco mi stava portando via la gioia, gli amici, la famiglia. Quando mia madre è stata operata e io sono andato a trovarla c’era solo il mio corpo, non io. Per fortuna è stata lei a scoprire il mio problema e a farmi entrare in comunità. Ora sono fiero di me".