Chignolo Po (Pavia), 19 febbraio 2018 - Sapeva di essere indagato da quasi un anno, ma non si aspettava di finire in carcere. Si proclama innocente, ma anche se fosse colpevole con il passare dei mesi si era certamente illuso di averla fatta franca. Anche perché dell’inchiesta sul delitto non erano mai trapelati dettagli importanti, fino all’arresto di venerdì.
Franco Vignati, il 64enne di Chignolo Po, ex assessore leghista accusato di aver ucciso la 40enne badante albanese Lavdije Kruja (nota come Dea) avrebbe trascorso gli ultimi mesi tranquillo, come lo ricordano gli amici a Chignolo. «Siamo separati da 5 anni, ma non credo che possa aver ucciso nessuno»: anche l’ex moglie Paola non riconoscere la personalità del marito nello spietato esecutore che ha freddato la sua amante con un colpo di pisola alla nuca perchè non sopportava di essere stato lasciato. Un particolare peraltro svelato solo sabato dal procuratore di Lodi, Domenico Chiaro e dal capitano dei carabinieri di Stradella, Vincenzo Scabotti, che ha effettuato le indagini.
Dal giugno del 2016, quando il corpo della donna venne ripescato nel Po, trovato nella griglia della diga di Isola Serafini, dopo le iniziali difficoltà del riconoscimento, le indagini si sarebbero subito indirizzate verso l’uomo di Chignolo Po, col quale la vittima aveva avuto una relazione, interrotta pochi giorni prima del delitto. Anche dopo l’autopsia non era mai pubblicamente emerso che la causa della morte fosse un colpo di pistola, anzi era trapelato che la donna fosse stata strangolata. L’omicida avrebbe così potuto dedurre che forse la permanenza in acqua del corpo avesse cancellato prove importanti per risolvere il caso. Un caso che comunque resta «indiziario», come ammesso dallo stesso procuratore di Lodi.