STEFANO ZANETTE
Cronaca

La tragedia di Pavia, il papà del piccolo Munib: “Era il nostro primo bambino”

Haider Mohamed Omar fa il meccanico in un’autofficina: siamo disperati

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Pavia – “Io non ero in casa, ero al lavoro, mi hanno chiamato sul cellulare e sono arrivato in meno di dieci minuti". Haider Mohamed Omar, 23enne originario del Sudan come la moglie, lavora come meccanico in un’autofficina in città. "Viviamo qui da tre anni – racconta cercando di farsi forza il padre di Munib, che come si usa in Sudan ha come cognome il nome del padre – e ci siamo sempre trovati bene a Pavia, per noi stare qui è come stare nel nostro Paese, siamo una comunità molto legata, frequentiamo la moschea qui dietro". Il telefono cellulare continua a squillare, al citofono suonano tanti amici arrivati per stare vicini al dolore della giovanissima coppia.

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"Ieri sera qui sotto c’erano sessanta macchine – racconta il giovane padre – sono arrivati in tanti anche da altre città quando hanno saputo quel che ci è successo". Una tragica fatalità, l’esuberanza di un piccolo che ha lasciato troppo presto i giovani genitori, che ora non si danno pace per averlo perso. "Non sappiamo davvero come possa avere fatto – racconta ancora il padre – avevo anche messo la rete di protezione al balcone, ma più che altro perché prima cadevano sempre giocattoli tra le sbarre della ringhiera. Mia moglie non lo perdeva mai di vista, è bastato un attimo, dopo che lo aveva messo a letto, pensava che dormisse". Anche se la polizia non ha al momento riscontrato responsabilità, senza indagati per la morte, sul corpicino della piccola vittima sarà con tutta probabilità disposta l’autopsia. "Stiamo aspettando che ci facciano sapere – conferma il padre – e quando potremo organizzeremo comunque la cerimonia qui a Pavia, ormai la nostra vita è qui".

Frequentano la moschea di via Villa Eleonora, a pochi passi a piedi dalla loro casa in via Cascina Spelta, appena attraversato viale Lodi. "Munib è nato qui a Pavia – ricorda ancora il padre – era il nostro primo figlio". Non ce la fa neppure a cercare una fotografia con il suo piccolo, anche se di certo nella memoria del cellulare ne avrà tante, ma non se la sente di mostrarlo in questo momento, troppo recente la tragedia della sua perdita. "La nostra vita ormai è qui a Pavia – prosegue sempre cercando di farsi forza – di certo resteremo qui, possiamo contare su tanti che ci stanno vicini, ce lo stanno dimostrando anche in questo momento". Una famiglia distrutta, che deve provare ad andare avanti, a superare la tragedia che li ha colpiti all’improvviso. "È difficile – ammette il padre – in questo momento non so davvero cos’altro dire", ma i suoi occhi che si abbassano dicono tutto.