Colli Verdi (Pavia), 6 febbraio 2024 – Morto dissanguato. Ucciso, colpito forse con un corpo contundente, o magari solo spinto e caduto, rimasto a terra probabilmente già senza sensi, trovato poi ormai privo di vita domenica mattina. Carlo Giovanni Gatti, 89 anni, sarebbe però morto nella notte precedente, pare verso la mezzanotte. Liliana Barone, 45 anni, ex moglie del nipote, che viveva con anche il figlio di lei nella casa dell’anziano, facendogli da badante, è stata arrestata dai carabinieri per omicidio volontario. Ma quello che è successo non lo ha raccontato, trincerandosi nel silenzio suggerito dall’avvocato nominato d’ufficio quando nella caserma dei carabinieri di Voghera la sua posizione è cambiata da persona informata sui fatti a indagata.
Non era stata peraltro lei a chiamare i soccorsi, domenica mattina. Ha chiamato l’ex marito, nipote della vittima, che abita nelle vicinanze. Erano in casa solo la donna e l’anziano, con il giovane figlio di lei che abitualmente trascorre i fine settimana fuori dalla casa in località Canavera, frazione di Ruino, del Comune di Colli Verdi.
All’arrivo dei soccorritori la donna avrebbe detto "L’ho ucciso io". Non una confessione, certo non valida dal punto di vista giudiziario, ma neppure del tutto chiara nel suo significato, che potrebbe anche nascondere solo un senso di colpa per la morte dell’uomo che accudiva da anni con l’affetto di una nipote, pur se acquisita, e non solo come badante. La donna era infatti in stato confusionale, visibilmente scossa, turbata per l’accaduto, forse per quello che aveva fatto, certo per quello che era successo. E potrebbe non ricordare, lasciando agli inquirenti l’onere di ricostruire la dinamica, al momento tutt’altro che certa.
Il medico legale si è riservato di pronunciarsi all’esito dell’autopsia, disposta dalla Procura ma a ieri non ancora fissata. La ferita, pare una sola, alla nuca dell’anziano, riferita nell’immediatezza come profonda, sarebbe però di piccole dimensioni. Ma ha provocato una fuoriuscita di sangue molto abbondante, forse anche con la complicità di farmaci anticoagulanti che avrebbe potuto assumere l’89enne, che pare fosse anche cardiopatico. Tutti aspetti che dovranno essere chiariti da accertamenti, con i consueti tempi non immediati. Nel frattempo però la 45enne è stata portata nella sezione femminile del carcere di Vigevano.
Ma anche il movente resta da chiarire. La vittima, anche se in paese viene descritta com’era forse fino a qualche tempo fa, negli ultimi tempi avrebbe accusato un peggioramento nella sua lucidità, con una situazione che per la donna che lo accudiva sarebbe stata sempre più difficile da gestire. E potrebbe a sua volta essere rimasta emotivamente o psicologicamente turbata, come pare già in passato per precedenti periodi di depressioni ed esaurimenti nervosi, forse trattenendo il suo disagio fino al tragico epilogo.