Presenterà ricorso al tribunale del Riesame la difesa di Liliana Barone, quarantacinque anni, accusata di omicidio per la morte di Carlo Giovanni Gatti, ottantanove anni, suo zio acquisito. L’anziano è stato trovato morto domenica 4 febbraio nell’abitazione in cui i due abitavano alla frazione Canavera del Comune di Colli Verdi.
Barone è stata arrestata e posta in carcere a Vigevano, giovedì scorso il Gip Daniela Garlaschelli aveva convalidato l’arresto e disposto la custodia cautelare in carcere. Una decisione contro cui la difesa di Barone, affidata all’avvocata Laura Sforzini, farà ricorso: "Ritengo che i gravi indizi di colpevolezza non siano tali e che l’unica esigenza cautelare posta a fondamento della misura adottata, cioè il pericolo di reiterazione del reato, sia avulsa da ogni logica di diritto", ha commentato l’avvocata.
Non si conosce al momento la data della discussione del ricorso, ancora da presentare. Barone aveva spiegato la sua versione dei fatti al Pm Paolo Mazza il giorno prima dell’udienza di convalida dal Gip, davanti alla giudice l’indagata formalmente aveva scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere ma aveva rilasciato dichiarazioni. Al Pm Barone aveva raccontato di aver trascorso la notte in camera sua al piano superiore della casa, dormendo. Al mattino era scesa e non aveva visto l’anziano, che era lo zio del suo ex marito, ma non si era insospettita perché ultimamente dormiva un po’ più a lungo.
Poi però, con il passare del tempo, era andata a controllare e aveva trovato l’uomo nella sua camera, a terra senza vita. Era quindi stato lanciato l’allarme e sul posto sono intervenuti soccorso sanitario e forze dell’ordine. Barone era stata condotta in caserma dai carabinieri a Voghera, dove era stata raggiunta dalla sua legale. In serata il trasferimento al carcere vigevanese. La donna si occupava dell’anziano da molti anni, prima aveva accudito anche la moglie di Gatti che in seguito era defunta. La coppia infatti si era trasferita da Milano da diverso tempo per andare a vivere nel borgo oltrepadano, di dove la famiglia di Gatti era originaria. Barone non era la badante di Gatti, non percepiva uno stipendio per occuparsi di lui: lavorava in campagna. Con loro abitava anche il figlio maggiorenne della donna, che durante il weekend dell’accaduto non si trovava a casa.