REDAZIONE PAVIA

Vandali all'Imbarcadero Barbieri, affondate due case galleggianti

Le strutture erano utilizzate come magazzino dal proprietario Giancarlo Barbieri. Tutto il contenuto, soprattutto mobili ed elettrodomestici, è andato perduto di Stefano Zanette

I barconi sul Ticino affondati (Torres)

Pavia, 9 agosto 2014 - Il volto di Giancarlo Barbieri è sconsolato. Dalla riva del Ticino guarda i tetti delle due casette galleggianti che affiorano appena dall’acqua. Affondate. Anzi, fatte affondare. Quello che è successo l’altra notte all’Imbarcadero Barbieri, sul Lungoticino Sforza, non sembra affatto un incidente. Piuttosto un sabotaggio, un atto vandalico, forse una vendetta. «Penso di sapere chi è stato — dice Barbieri — anche se non ne ho nessuna prova. Già da un po’, di sera e di notte, vengono sempre qui in tre, ragazzi giovani. Al mattino trovo i resti: immondizia, anche mozziconi di spinelli. Bivaccano qui sulla riva del fiume tutta notte». E l’affondamento dei due barconi sarebbe solo l’ultimo episodio, certo il più grave, di una lunga serie.

«Una notte — racconta Barbieri — li ho visti che stavano cercando di salire su uno dei barconi, forse per rubare. Li ho cacciati in malomodo, ho chiamato il 113, ma quando è arrivata la polizia loro se ne erano già andati». Ancora altri precedenti: «Me ne hanno fatte di tutti i colori — prosegue — come lanciare sedie in acqua, rompere o rovinare quel che trovavano». Ma questa volta, se sono sempre i tre sospettati da Barbieri ad averne la responsabilità, hanno davvero esagerato. «Il danno è enorme — spiega il proprietario dell’Imbarcadero — anche perché non c’è nessuna assicurazione. E lo hanno fatto apposta: hanno allentato i bulloni e li hanno fatti affondare». Solo due delle quattro casettette galleggianti consecutive, attraccate un po’ più verso il Ponte Coperto rispetto al principale barcone terrazzato dell’Imbarcadero, sono rimaste a galla.

«Li usavo tutti come bar quando aprivo alla sera — spiega Barbieri — anche se negli ultimi due anni erano rimasti inutilizzati, non li aprivo più. Dentro però c’erano mobili accatastati, sedie e tavolini, anche frigoriferi, e uno in particolare lo usavo come magazzino». Ieri mattina i sommozzatori dei Vigili del fuoco hanno aiutato Barbieri a salvare il salvabile, recuperando dall’acqua quanto possibile. «Ma è andato tutto distrutto — lamenta il proprietario dell’Imbarcadero — e i barconi non sono più recuperabili, sono da buttare. Un danno enorme, che arriva in un momento già difficile».

Da un paio d'anni, infatti, l’Imbarcadero di Barbieri ha parecchio ridotto l’attività. Dal punto di vista prettamente fluviale, con la complicità delle condizioni di salute del proprietario che sono peggiorate con gli anni, sono rimaste poche le barche attraccate. E anche l’attività del bar dell’imbarcadero si è via via ridotta. «Avevo provato a vendere — ammette Barbieri — ma in questo periodo di crisi è molto difficile trovare chi compra. Adesso non so proprio cosa farò, questo danno non ci voleva. Proviamo ad andare ancora avanti, ma è sempre più difficile». Parole amare, pronunciate da chi per decenni è stato il punto di riferimento per tutti i “fiumaroli” pavesi, fondatore anche dell’Adna (Associazione difesa natura ambiente) che con la Protezione civile garantiva un pronto intervento sul Ticino in situazioni di difficoltà, dai salvataggi in acqua di barcaioli e bagnanti, all’assistenza ai borghigiani nelle molte esondazioni che hanno sommerso via Milazzo.