
La protesta accomuna giovani di tutta Italia
Pavia, 22 aprile 2020 - Si sono laureati nei mesi scorsi e ora vorrebbero cominciare a lavorare per fare la loro parte nell’emergenza Covid 19, ma a differenza di quanto accaduto per medici e infermieri, la laurea in farmacia non è abilitante. "Il nostro percorso di studi è quinquennale - dice una delle ultime studentesse dell’Ateneo pavese ad essere riuscita a discutere la tesi di presenza prima che venisse scoperto il primo caso di Covid a Codogno -, svolgiamo un tirocinio formativo di 900 euro e durante le tre prove previste per l’esame di Stato ci vengono chiesti nuovamente argomenti che abbiamo studiato per arrivare a laurearci. Senza l’esame di Stato, però, noi come i biologi siamo bloccati, non possiamo lavorare".
Sono oltre 100 i giovani che si sono laureati a Pavia da febbraio ad oggi e altri hanno completato il percorso in autunno, ma non sono riusciti ad abilitarsi a novembre, data di una delle due sessioni dell’esame di Stato. "L’altra solitamente si svolge a giugno - insiste la studentessa -, ma non sappiamo se in questo 2020 si potrà svolgere rispettando le misure di sicurezza e con turni scaglionati per evitare gli assembramenti. Inoltre l’iscrizione all’esame richiede un costo che va dai 370 euro previsti dall’Università di Pavia ai 500 di altri Atenei. Una spesa che in questo periodo è difficile da sostenere per tutti perché gli studenti che lavoravano nei bar per pagarsi gli studi ora sono fermi e magari anche i loro genitori sono in cassa integrazione. E, se l’esame venisse rimandato a settembre, avremmo davanti altri mesi di inattività".
Per scongiurare il pericolo, ormai 20 giorni fa un gruppo composto da 3.000 neolaureati in Farmacia e Chimica e tecnologia farmaceutiche ha inviato una petizione online e segnalazioni al ministero dell’Università e della ricerca per rendere abilitante la laurea in farmacia, ma senza ricevere alcuna risposta. "Attualmente nessuno si sta preoccupando del problema e il Ministero non si è espresso a tal proposito - sottolinea la neolaureata, che guida la protesta pavese -. Eppure in questo momento il servizio sanitario nazionale ha bisogno anche di noi, che non siamo dei commessi addetti alla vendita di scatole. Potremmo occuparci di farmacovigilanza nelle Ats, produrre igienizzanti di cui c’è gran bisogno o supportare le farmacie territoriali a sostegno della popolazione. La laurea abilitante è atto ormai noto, il 15 marzo sono stati abilitati con la semplice laurea sia medici che infermieri; per far fronte alla pandemia e alla carenza di camici bianchi, potrebbero unirsi settemila nuovi farmacisti".