
Chiara Poggi
Garlasco (Pavia) – Non solo dalla scena del crimine, ma anche dal corpo di Chiara Poggi sono stati prelevati dei reperti biologici che potrebbero portare a identificare chi l'ha uccisa. Il 19 agosto del 2007 era un'indiscrezione, trapelata dal riserbo delle indagini pochi giorni dopo il delitto di lunedì 13 agosto nella villetta di via Pascoli. Dagli esiti degli esami tecnico-scientifici e dal confronto del Dna prelevato spontaneamente a tutte le persone della sfera familiare e delle strette conoscenze della 26enne, gli inquirenti attendevano risposte, che non sono mai arrivate in quasi 18 anni.

La scena del crimine, le perizie e la “prova regina”
Da tutte le molte perizie che sono entrate nei diversi processi a carico di Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni dopo le assoluzioni nei primi due gradi di giudizio, non è mai emersa la “prova regina”, che già all'epoca delle prime indagini si cercava nella comparazione del Dna. Non una traccia qualunque e non databile, ma Dna misto al sangue della vittima, che avrebbe posto l'assassino sulla scena del crimine. In particolare, visto il caldo d'agosto, del sudore dell'assassino.

Il materiale da rianalizzare
E dall'autopsia sul corpo di Chiara, oltre ai reperti ungueali tornati d'attualità per la riaperta indagine a carico di Andrea Sempio, ma già oggetto dell'archiviazione del 2017, riemergono i tamponi effettuati. Sempre le indiscrezioni dell'agosto 2007 riferivano di materiale biologico non meglio precisato, ma 'estraneo' alla vittima, prelevato sul suo corpo. Quegli stessi tamponi sarebbero ora tra il materiale conservato sul quale la Procura vuole effettuare nuove comparazioni, nell'incidente probatorio chiesto al Gip.