STEFANO ZANETTE
Cronaca

Chi ha ucciso Chiara Poggi? In casa c’erano più Dna. Distrutti alcuni reperti

L’ipotesi della procura è che sulla scena del delitto non ci fosse una sola persona. Non si esclude l’eventuale concorso dello stesso Stasi, già condannato. Tra gli oggetti smaltiti nel 2022 anche il pigiama che indossava la 26enne

Chiara Poggi è stata uccisa a 26 anni il 13 agosto 2007 nella villetta di famiglia

Chiara Poggi è stata uccisa a 26 anni il 13 agosto 2007 nella villetta di famiglia

Garlasco (Pavia) – Omicidio, in concorso. Un termine che non è solo l’ipotesi di reato a carico di Andrea Sempio, per la quale la Procura di Pavia ha riaperto le indagini sull’omicidio di Chiara Poggi, uccisa a 26 anni il 13 agosto 2007 nella sua villetta in via Pascoli a Garlasco. È anche l’ipotesi investigativa dettata dai molteplici dubbi sul giallo di Garlasco, sia sulle indagini effettuate ormai quasi 18 anni fa, sia sul conseguente esito dei processi che ne sono seguiti, con le prime due assoluzioni di Alberto Stasi, poi condannato in via definitiva ai 16 anni di carcere che sta ormai quasi finendo di scontare.

Fin dalla prima memoria difensiva di Stasi, presentata nell’agosto 2008, si ipotizzava la presenza di “almeno due persone”, che il successivo iter processuale ha poi escluso sulla scena del delitto. Ma questo non toglie la responsabilità per l’omicidio di più persone, come ipotizzato ora dalla Procura. Le tracce di Dna rinvenute sotto le unghie della vittima, secondo la consulenza commissionata dalla difesa di Stasi e anche secondo il genetista Carlo Previderè, al quale si è affidata la Procura di Pavia per la perizia ‘a riscontro’, “sono utilizzabili per la comparazione genetica”, anche se lo stesso materiale genetico era stato invece definito dal genetista Francesco De Stefano, nella sua perizia per l’Appello-bis, “illegibile”. In ogni caso la corrispondenza per il Dna di Sempio dovrà essere confermata (o smentita) con i campioni prelevati giovedì mattina.

Ma non solo. Le stesse tracce del materiale, che presentano più profili di Dna maschili, ma anche altro materiale biologico raccolto e analizzato all’epoca delle prime indagini, servirà per la ricerca, e quindi la comparazione, degli “ignoti” di cui è ipotizzato il concorso nell’omicidio. Se il Dna del già condannato Stasi era già stato comparato, non erano invece state fatte altre comparazioni, che ora invece dovranno fare luce non solo sull’ipotesi del coinvolgimento di Sempio, ma anche di eventuali altre persone al momento ignote. Ieri l’avvocato Angela Taccia, che insieme al collega Massimo Lovati difende Andrea Sempio, ha reso nota “la disponibilità” di Luciano Garofano, biologo ed ex comandante del Ris di Parma, ad essere nominato consulente della difesa.

“Sono convinto che la Procura farà indagini a 360 gradi”, commenta l’avvocato Antonio De Rensis, che insieme a Giada Bocellari difende Alberto Stasi. Di certo l’ipotesi di reato formulata a carico di Sempio prevede altri soggetti, al momento ignoti, ma non esclude neppure l’eventuale concorso dello stesso Alberto Stasi, seppure “già giudicato separatamente”. Da qui, forse, anche la prudenza degli stessi legali nell’avanzare altre richieste di revisione. Sta di fatto che i tempi non saranno certo brevi, anzi si preannunciano lunghi, non solo per le perizie tecnico-scientifiche, ma soprattutto per la mole di materiale che devono esaminare i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano e gli stessi magistrati titolari dell’inchiesta, il procuratore aggiunto Stefano Civardi e la sostituto procuratrice Valentina De Stefano. Proprio Civardi ieri si è presentato in Procura Generale a Milano, dove sono conservati i faldoni dell’Appello-bis. Non ci saranno invece i reperti che erano presenti all’ufficio corpi di reato del Tribunale di Pavia e che riguardavano il caso, come ad esempio il pigiama che Chiara Poggi indossava quando è stata uccisa: sono infatti stati smaltiti nel 2022 e sono, dunque, andati distrutti.