STEFANO ZANETTE
Cronaca

Don Emilio Carrera, parroco di San Teodoro truffato: "Mi hanno portato via 20mila euro"

L’anziano sacerdote raggirato da un uomo che conosceva e dalla sua compagna: "Mi dicevano che al loro bimbo servivano cure costose"

La Squadra Mobile è risalita ai due responsabili del raggiro inscenato a furia di menzogne

Pavia - "Mi sono fidato, ci ho creduto, ingenuamente". Don Emilio Carrera, parroco di San Teodoro, racconta la truffa che ha denunciato alla polizia di Stato, subita nell’arco di un paio d’anni per un totale di 20mila euro. Solo qualche settimana fa si è reso conto del raggiro e la Mobile ha poi identificato e deferito in stato di libertà i due presunti responsabili, già noti anche per precedenti specifici. "Spero solo che questa brutta vicenda – sottolinea il parroco – possa mettere in guardia altre vittime, che possano aprire gli occhi e non cascarci come ci sono purtroppo cascato io".

Com’è iniziata la vicenda? "Io conoscevo quell’uomo e lo avevo sempre aiutato anche in passato a trovare un lavoro, non lo avevo più sentito per un po’ ma un paio di anni fa si è presentato nella mia nuova parrocchia, qui a San Teodoro, chiedendomi ancora aiuto, voleva soldi per il bambino piccolo da curare. Eravamo in piena pandemia, tante persone avevano bisogno di aiuto e io ho aiutato anche lui". Dalle richieste d’aiuto, alla truffa. "Mi hanno fatto credere che lui fosse morto. La vicenda è un po’ complicata, perché quell’uomo mi aveva raccontato che gli era morta la mamma, a Catania. Mi ha chiesto soldi per andare in Sicilia, poi da là mi diceva di aver bisogno di altri soldi per le pratiche della successione. Era tutto inventato ma a me sembrava verosimile. Poi è subentrata la sua compagna, che io non ho mai conosciuto, solo al telefono e con messaggi".

La donna racconta al sacerdote "che l’uomo che conoscevo, tornando dalla Sicilia, era stato male ed era finito in ospedale a Firenze, dov’era poi morto. Ingenuamente non ho pensato di verificare la cosa, ci ho creduto e ho aiutato anche lei. Chiedeva soldi per le pratiche e per il bambino, che io però non ho mai visto. Lei mi contattava sul telefonino ma da un numero che io non riuscivo mai a chiamare, scattava sempre la segreteria e poi richiamava lei o mi scriveva messaggi". Nel frattempo continuavano le richieste di soldi, sempre da versare tramite ricariche di Poste-Pay.

"Fino a quando la situazione mi è sembrata troppo strana per essere vera. Io lei non la conoscevo, non l’avevo mai vista, né lei né il bambino. A quel punto mi sono venuti tutti i dubbi su quello che mi avevano raccontato, soprattutto la donna, ma anche prima lui, tutte cose inventate. Alla polizia ho quindi sporto denuncia contro ignoti e la Squadra mobile ha identificato sia l’uomo sia la compagna. Lui lo conoscevo, lei no. Hanno dovuto fare indagini per risalire alla donna. E ho scoperto che quell’uomo che conoscevo non era morto, non era mai stato ricoverato a Firenze, non era mai andato in Sicilia. Tutte cose false, inventate per impietosirmi. E ci sono riusciti, tutto qui. Ma non ingigantiamo troppo la vicenda, per me già dolorosa così". Il racconto però può essere utile ad altre vittime: "Spero proprio di sì, perché va bene essere generosi, ma con chi ha davvero bisogno, non con chi si inventa cose inesistenti per farsi dare soldi".