L’arrivo del piccolo Luca, poco meno di un anno fa, in casa Baiardi sembrava aver sigillato il sogno di papà Maurizio, autista presso una ditta, e di mamma Elisa Roveda, 44 anni, impiegata presso uno studio contabile a Voghera. Nessuno avrebbe mai immaginato il tragico epilogo di stamattina, quando il piccolo Luca è stato strangolato e ucciso dalla donna che gli ha dato la vita e che lo aveva a lungo desiderato. A far scattare l’allarme con una chiamata al 112 è stata la nonna materna, pochi minuti dopo le 9. Quando è arrivata a casa della figlia, il genero era uscito da poco per andare al lavoro e davanti all’anziana si è presentata una scena straziante: il bambino non respirava più e la madre era sotto choc. Ai carabinieri, intervenuti poco dopo, la 44enne ha detto: “Ho ucciso mio figlio”. Quindi è stata portata al policlinico San Matteo, dov’è ricoverata in stato di fermo.
Elisa e la gravidanza desiderata per 5 anni
Per cinque anni la coppia, sposata dal 2017 ma già convivente nella stessa casa di via Mezzana, ha inseguito il sogno di completare la famiglia con un l'arrivo di un figlio. La gravidanza è arrivata solo nel 2021, accolta come un dono, il più bello e inestimabile. Anche per questo nessuno dei vicini avrebbe mai immaginato che in quell’abitazione si potesse consumare una tragedia tanto grande. La famiglia sembrava infatti felice, come raccontano i vicini che conoscevano i coniugi Baiardi.
La paura di stare sola in casa e la pausa dal lavoro
Da un paio di mesi, però, sembra che Elisa avesse iniziato ad accusare dei problemi psichici. Anche per questo si era presa una pausa dal lavoro e i familiari, in primis la mamma di Elisa e il marito, ma anche una zia, avevano organizzato una “staffetta” per non lasciarla mai sola in casa. Elisa era anche stata da uno psicologo privato che aveva iniziato a seguirla, ma sembra che non si fosse mai rivolta ai servizi sociali né tanto meno avesse mai dato segni di squilibrio o manifestato scatti d’ira nei confronti del figlioletto.
Il papà di Elisa: “Se avessi saputo sarei rimasto con lei”
“Aveva paura a restare da sola in casa, non voleva più guidare l’auto né recarsi al lavoro” racconta il padre della 44enne. E incalza: “Non dovevano lasciarla da sola in casa. Mio genero avrebbe dovuto aspettare l’arrivo della mia ex moglie prima di recarsi al lavoro. Se avessi saputo, ci sarei andato io. Dovevano chiamarmi. Quando incontravo il marito di mia figlia diceva che stava meglio, altre volte che stava male, in base alle giornate”.
Monitorata in ospedale
La donna, che ancora non si è ripresa del tutto dallo choc è costantemente monitorata nel reparto di Psichiatria del policlinico San Matteo, dov’è ricoverata. Con lei anche il magistrato di turno, che attende di poter sentire la sua versione dei fatti e capire cosa sia realmente accaduto stamattina in quel breve lasso di tempo in cui Elisa è rimasta da sola a casa con il piccolo Luca. Il timore ora è che, rendendosi conto dell’accaduto, la 44enne possa compiere un gesto disperato.
Comunità sotto choc
Sotto choc un’intera comunità. Elisa Roveda abitava da molti anni a Voghera, dove si era trasferita da Romagnese. Schiva e gentile, come la descrive chi la conosce dai tempi della scuola, amava quel bambino a lungo desiderato e niente, fino a stamattina, avrebbe lasciato supporre che potesse in qualche modo fargli del male. “Sembravano il ritratto della felicità” sottolineano alcuni vicini di casa della coppia. Una felicità spezzata in un tragico mattino di metà luglio.