MANUELA MARZIANI
Cronaca

Quei “ragazzi” dell’Erasmus, 30 anni dopo: “Amori, carriere: tutto è nato qui”. La reunion-amarcord degli ex studenti giunti a Pavia nel 1994

Una ventina di persone da tutta Europa nelle stesse aule che avevano frequentato da universitari. E c’è anche chi non ha più lasciato la città

La foto di gruppo dei "ragazzi" Erasmus di trent'anni fa ritrovatisi a Pavia

La foto di gruppo dei "ragazzi" Erasmus di trent'anni fa ritrovatisi a Pavia

Pavia – Stesse aule, stessi cortili, stessa città e improvvisamente, anche se quel collega che avevano accanto aveva qualche ruga in più e diversi capelli bianchi, sembrava che trent’anni non fossero passati. Una reunion che da mezza Europa ha riportato in ateneo a Pavia, su iniziativa di Alexandra Berndt, docente a contratto di lingua tedesca proprio all’ateneo pavese, venti ex compagni dell’Erasmus del ’94-’95 provenienti da Spagna, Francia, Belgio, Germania, Danimarca, Gran Bretagna e perfino Islanda. “Non ero riuscita a tenere i contatti con tutti – racconta Alexandra –. Così qualche mese fa ho proposto alle amiche più strette di incontrarci ed è iniziata la ricerca: attraverso i social sono arrivata ad altri amici e così ognuno ha poi coinvolto un collega di cui aveva conservato traccia tra i 200 compagni Erasmus di trent’anni fa. Arrivati a circa 50 anni, avevamo la consapevolezza che questa sarebbe stata l’occasione giusta”.

Così in questi giorni un nutrito drappello di quei duecento appassionati del nostro Paese ha rimesso piede in quelle aule dove, tra ’94 e ’95, molti di loro hanno imparato l’italiano, conosciuto la nostra cultura e, magari, si sono innamorati o hanno dato una svolta alla propria esistenza (senza mai andarsene o decidendo di portarsi per sempre l’Italia nel cuore).

Ma il raduno non è stato soltanto un amarcord: gli studenti di ieri hanno pure incontrato gli eredi internazionali di oggi: “Abbiamo raccontato loro le nostre esperienze personali e professionali e condiviso l’impatto che ha avuto su di noi il programma di studi all’estero. Ci siamo capiti al volo. Condivisione totale. Perché fare l’Erasmus non significa solo imparare le lingue: vuol dire entrare in contatto con un’altra cultura che aiuta a capire meglio gli altri e se stessi”.

L'incontro con i giovani che oggi stanno vivendo la stessa esperienza
L'incontro con i giovani che oggi stanno vivendo la stessa esperienza

E magari un pezzetto di quel Paese che si è avuto l’opportunità di conoscere poi diventa parte del proprio lavoro. E della propria vita. È accaduto a Rosa Björg Jónsdóttir, ora console generale onorario d’Italia in Islanda e fondatrice della biblioteca plurilingue per bambini e ragazzi che rende disponibili numerosi testi in italiano (circa 2.500) e in altre lingue. “Ho portato l’Italia nel mio Paese e la rappresento” spiega lei che è stata anche insignita dell’Ordine della Stella d’Italia. Accanto a lei Brett Robinson, italian coach per cantanti lirici a Cardiff. Altro “ambasciatore" a suo modo del Tricolore. “Non volevamo sembrare troppo boomer con gli studenti di oggi – spiega Berndt –, ma il nostro Erasmus è stato molto diverso da quello di oggi. Noi siamo stati a Pavia un anno intero con il corpo, con la testa e con il cuore. All’epoca non c’erano le mail, i social e i voli economici. Di conseguenza abbiamo vissuto un anno intenso”.

È stata un’esperienza così forte che Katherine Ackerley, dal progetto Erasmus non è mai uscita: oggi ne è la referente per l’università di Padova. Ma c’è anche chi a Pavia ha trovato il suo futuro, come accaduto a Caroline Haenel, insegnante e coreografa di danza che la città ha deciso di non lasciarla, aprendo la Scuola di danza Moderna e Contemporanea MC360. E qualcuno, sui banchi delle aule storiche dell’università ha anche trovato l’amore, non solo per gli studi ma letteralmente, come hanno fatto una ex studentessa spagnola e uno tedesco che si sono conosciuti ai corsi e ora, dopo trent’anni insieme, vivono in Svizzera. Per loro il raduno è stato un ritorno nei luoghi in cui è nata la loro unione.

Un po’ come accaduto ad Alexandra che avrebbe voluto andare Urbino e invece è stata mandata a Pavia dove si è fermata perché ha conosciuto suo marito Riccardo (tra i fondatori di Step, Studenti Erasmus Pavia, antenato di Erasmus student network). “Ci siamo incontrati durante quel periodo e ci siamo sposati. Oggi abbiamo una figlia, studentessa universitaria che fa parte di Ets. La tradizione di famiglia prosegue, chissà se anche lei troverà l’amore in Erasmus”.