STEFANO ZANETTE
Cronaca

Ex assessore di Voghera alla sbarra, le perizie sull’omicidio: "Tra caduta e sparo solo 0,3 secondi"

Massimo Adriatici a giudizio immediato per la morte di Youns El Boussetaoui La difesa punta sul tempo brevissimo intercorso tra lite e colpo di pistola Volontarietà il nodo chiave: possibile "una contrazione involontaria dell’indice "

Voghera, il luogo dov'è morto Youns

Voghera, il luogo dov'è morto Youns

Una lunga serie di perizie. Anche su queste sarà incentrato il processo che vede imputato Massimo Adriatici, ex assessore alla Sicurezza del Comune di Voghera, accusato del reato di eccesso colposo di legittima difesa per la morte di Youns El Boussetaoui, 39enne marocchino, la sera del 20 luglio 2021 in piazza Meardi. Avendo Adriatici rinunciato all’udienza preliminare, che si sarebbe dovuta tenere lunedì, chiedendo il giudizio immediato, ora si attende solo la data della prima udienza del processo, con pubblico dibattimento, al Tribunale di Pavia.

«Già dalla lettura delle fonti di prova puntualmente indicate nella richiesta di rinvio a giudizio - spiega l’avvocato Gabriele Pipicelli, che difende Adriatici insieme a Colette Gazzaniga e a Luca Gastini - si evincono elementi che sconfessano affermazioni diffamatorie e distorte che sono state diffuse nei confronti dell’imputato al di fuori e prima del giusto processo cui ha diritto". Tra le diverse perizie agli atti come fonti di prova, c’è la relazione di consulenza tecnica della Polizia Scientifica di Roma con la "ricostruzione animata e tridimensionale della scena del crimine e della relativa dinamica", in base alla quale "esiste una compatibilità con un evento di sparo durante la caduta di Adriatici dovuta al colpo ricevuto". Un’ipotesi confermata anche dalla consulenza tecnica balistica dei Ris di Parma: "Tra le possibili posizioni reciproche sparatore-vittima, la posizione assunta da Adriatici circa 0,3 secondi dopo aver ricevuto il colpo al viso è quella ritenuta maggiormente compatibile con i dati a disposizione".

Ma non è quello che hanno riferito i testimoni oculari, il che viene però spiegato da un’altra perizia, la consulenza tecnica psicologica forense di Stefano Ferracuti, docente all’Università La Sapienza di Roma: "I testi concordano nel descrivere una dinamica in cui l’Adriatici è stato colpito dalla vittima, è caduto a terra e poi hanno avuto contezza della pistola, sentendo anche lo sparo. Tuttavia, considerando le condizioni di stress in cui è avvenuta la percezione dell’episodio, la brevissima durata dello stesso e le conseguenti difficoltà percettive (ivi compreso il fatto che l’arma sia piccola) non si può escludere che i testi abbiano organizzato la sequenza mnesica sulla base della causalità considerata consuetudinaria in queste circostanze e non su una causalità ‘atipica’ come parrebbe invece derivarsi dai dati balistici e anatomo patologici, causalità che appare sicuramente meno plausibile al senso comune".

Quindi, anche se i testimoni oculari hanno riferito di aver visto Adriatici colpito da Youns cadere e poi sparare da terra, lo sparo sarebbe stato esploso solo 0,3 secondi dopo il colpo ricevuto da Adriatici al volto, proprio mentre stava cadendo. Ma il colpo potrebbe essergli partito senza una volontarietà di premere il grilletto? Alla consulenza tecnica neurologica affidata a Simone Tonietti dell’Ospedale San Carlo dell’Asst di Milano, era stato proprio posto il quesito "se a causa del colpo ricevuto e della conseguente perdita di equilibrio e caduta a terra potesse essersi verificata una contrazione involontaria dell’indice della mano destra dell’indagato tale da sviluppare una forza sufficiente per premere fino in fondo il grilletto dell’arma". E la relazione ammette "che una tale evenienza avrebbe potuto essersi verificata durante la fase di caduta di Adriatici, citando in proposito studi condotti all’estero anche attraverso una sperimentazione empirica, senza tuttavia che vi fossero evidenze certe in merito".